Li chiamavano ribelli di Lucia Filippone

Li chiamavano ribelli è un mediometraggio (54 minuti) presentato a Venezia 74 che compie una scelta molto informale per parlare di Resistenza.

Li chiamavano ribelli, e uno lo fu di nome e di fatto. Era figlio di Attilio Spina, oste, il Cantinone Storico ce lo ricorda con la sua grande insegna in Fondamenta Bragadin. Aveva chiamato i figli Ribelle il maschio, Libertà la femmina. Ribelle fu cambiato in Lazzaro dai fascisti che nel ‘24 lo picchiarono a sangue davanti alla madre nel campo davanti casa. La povera donna ne morì di dolore poco tempo dopo.

Storie di lotta antifascista e partigiana, confino, rappresaglie, deportazione in Germania, decimazione.

Venezia, città aperta, non ebbe sorte migliore di Roma o Firenze o borghi e città d’Italia in quegli orribili anni fra le due guerre e fino alla liberazione. Ogni angolo del Paese ha le sue storie, ricordi ancora custoditi dai grandi vecchi che allora erano solo ragazzi, raccoglierle prima che sfumino fra le nebbie della memoria sempre più labile è un dovere, dice uno dei testimoni alla fine delle riprese, un Paese che non ha memoria non ha futuro.

E mentre amaramente constatiamo di averne sempre meno, dell’una e dell’altro, il bel documentario di Lucia Filippone ci riporta un po’ d’ossigeno, costruendo un racconto che ha la tragica pregnanza delle storie vere, ma anche la fascinazione del passato filtrato dalla distanza, depurato dalle scorie dell’immediatezza e avviato a diventare mito, dunque storia eterna dell’uomo.

Un bambino che nel corso del film diventa adulto e suo nonno, un vecchio per cui il tempo sembra essersi fermato, si muovono per calli e campielli, osterie e interni di antiche case, si fermano davanti a palazzi veneziani che grondano di storia, il vecchio racconta e il giovane ascolta.Intermezzi con marionette mimano episodi, raccontare ai bambini le cose terribili dei grandi è difficile ma bisogna farlo, è così che crescono.

Una alla volta si aggiungono altre voci, i superstiti e i sopravvissuti, ne nasce un rotolo di ricordi che si dipana lentamente e si sovrappone allo spazio del presente, sopra i turisti e il movimento dell’oggi, e il passato ritorna con forza, ci lascia muti a pensare, e la rappresaglia con i 13 martiri di ca’ Giustinian , la Riva dei sette martiri, la beffa del Goldoni che una grande targa in marmo racconta nell’atrio del teatro, e Silvio Trentin, cattedratico a Ca’ Foscari a 24 anni che non firmò l’adesione al partito, uno dei pochissimi, undici, che scelsero di essere liberi.

Tante storie ripopolano quei luoghi di uomini e donne per cui la vita fu dura, le scelte difficili, spesso i destini definitivi, spariti nei lager, decimati a gruppi sul bordo di un canale, impiccati in qualche campo.

Eppure chi oggi racconta lo fa con la serenità di chi ha vissuto in modo giusto, come Adriana Martignon, “la più vecchia partigiana di Venezia” dice di sé con orgoglio, allora una ragazzina coraggiosa che faceva la staffetta per portare pacchi ai partigiani e il padre fu uno degli “ospiti” della famigerata Via Tasso dopo Via Rasella.

Si salvò calandosi con una fune di lenzuoli dal quinto piano, ad altri 335 non toccò la stessa sorte.

Venezia non fu una città facile per organizzare la Resistenza, difficili le vie di fuga, tanti i palazzi requisiti dai Comandi nazi-fascisti, tanti i delatori, i vigliacchi pronti a tradire i compagni. E poi i veneziani, bisognava scuoterli, far capire che bisognava ribellarsi.

Molti lo capirono, molti no.

Li chiamavano ribelli, ma Attilio Rizzo no, lui non voleva neanche essere chiamato partigiano, lui era un patriota.

Dopo la guerra non fu facile per nessuno di loro, erano “comunisti”, un marchio pesante, spesso dovettero andarsene e a lungo la vita non fu giusta con loro.

Li chiamavano ribelli si può considerare un piccolo risarcimento? Crediamo proprio di sì.

Li chiamavano ribelli

Italia 2017 durata 54’

di Lucia Filippone

documentario

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Domani 20 Aprile h 16.30 incontro dell’Università Popolare AUSER di Treviso con Lucia Filippone, regista, presso la Fondazione Benetton, Palazzo Bomben

 

 

 

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