Los Ojos del Camino di Rodrigo Otero Heraud

Dal 21 settembre 2017 Los Ojos del Camino, film documentario di Rodrigo Otero Heraud, inizierà un viaggio che toccherà i luoghi e le città simbolo della civiltà Inca, in Perù, per proseguire verso i paesi sudamericani e, passando per Messico, Canada e Stati Uniti, arrivare in Spagna, Francia, Germania e Inghilterra.

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Rodrigo Otero Heraud

Reduce dal Festival di Lima 2017, Los Ojos del Camino è una meditazione/preghiera on the road che Hipòlito Peralta Ccama, maestro spirituale della tradizione andina e insegnante in una scuola di Cusco, compie seguendo un percorso circolare che dalle alture innevate della Cordigliera passa per ampie praterie solitarie o percorse da lunghe teorie di lama, pecore di ritorno dal pascolo o tronchi enormi trasportati da una lunga processione per costruire le case di un nuovo villaggio.

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Scendendo sul greto di corsi d’acqua spumeggianti e bagnandosi sulla riva di laghi placidi battuti da gocce di pioggia, Hipòlito attraversa villaggi colorati dove si danza e si canta per le feste o per il semplice piacere di vivere insieme, e arriva fino all’Oceano dove terra, cielo e mare si saldano in un abbraccio totale.

E’ l’ultima scena e sulla riva pietrosa Hipòlito rivolge l’ultima preghiera al Sole:

Il sole sulla mia fronte

Il sole sulle mie labbra

Il sole muore sul mio petto

ma morire è tornare, io sto già tornando. 

La sensazione di decostruzione tempo/spazio che si avverte in tutto il film nasce dalla proposta integrale di luce naturale nelle riprese, prive dell’artificio generalmente affidato ad interventi meccanici esterni come lanterne, bandiere, rimbalzi, etc.

Felice scelta di regia in collaborazione con la direzione della fotografia, asseconda il carattere esperienziale del cammino di Hipòlito, “pellegrino” di un mondo visto come unità vivente retto da un principio ordinatore che rende magico il legame fra uomo e natura.

Pachamama, la madre primordiale della cosmogonia Inca, produttrice diretta degli alimenti, degli animali e degli uomini attraverso l’azione fecondante del sole, è presenza costante di un habitat naturale con cui Hipòlito intesse un colloquio ininterrotto. Ascoltiamo una lingua quechua che inevitabilmente viene sottotitolata, ma che restituisce a quei luoghi la sonorità originaria dell’antico dialogare fra gli uomini che li hanno abitati per millenni.

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I suoni della natura sono affidati all’acqua che scivola lungo pareti di roccia, scroscia diventando ruscello e cresce in torrente rumoroso, quindi s’infrange sulla riva del mare in piccole onde spumeggianti.

La presenza dell’uomo è invece affidata alla musica che affianca la voce di Hipòlito, un tappeto sonoro di leggerissimi accordi di chitarra, brevi frasi musicali al piano e una voce che a tratti intona antiche nenie.

Hipòlito cammina solo, bisaccia, bastone e i suoi occhi, “gli occhi del cammino”, passano dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo lungo un tracciato fisico e mentale insieme.

L’harmonia mundi è l’asse del film, Hipòlito è il figlio che guarda il mondo in cui la madre l’ha fatto nascere, l’uomo che parte alla scoperta dei luoghi e ne celebra la sacralità, il viandante che si abbevera alle fonti, accarezza il muschio stillante rugiada, lascia che la pioggia scorra su di lui.

E’ il Maestro di sapienza che parla:

I miei genitori mi hanno sempre detto “Non camminiamo mai soli siamo sempre accompagnati dal vento e dalle nuvole”

e ancora:

Dal momento in cui siamo nati dal grembo materno il nostro cammino è già segnato. Gli insegnamenti dei nostri anziani, dei nostri parenti, le loro istruzioni e quello che abbiamo imparato dai nostri amici, tutto questo ci rende più forti, ci dà forza per proseguire. Qualunque sia il nostro destino entriamo in questo mondo per rendere la vita fiorente con tutto il nostro cuore, aprendo la strada per una Sumvaq Kawsay, una buona vita. L’acqua ha anche un compito, questa acqua cristallina che viene dal cuore stesso della madre o forse dal cuore dei ghiacciai, queste acque arrivano a compiere una missione.

Parla di Apu, lo spirito della montagna e della nebbia che l’ avvolge:

Se lo vai a visitare senza sapere cosa stai facendo, non può lasciarsi vedere. Si nasconde nella nebbia…

dell’acqua:

l’acqua è come un bambino che cresce giocando e muovendosi in ogni direzione avvolgendo il suo cammino intorno al mondo, attraversa i villaggi come un serpente d’oro zigzagando e in ogni villaggio lascia il suo amore, la sua forza, i suoi semi.

L’acqua non distingue tra buoni e cattivi, ama ognuno perché questa è la sua responsabilità…

del vento:

il vento soffia dandoci il suo respiro, mandando le sue nuvole sui nostri villaggi per creare i laghi e rinnovare il cuore della Madre. Unknown-3

Ma il lungo cammino di Hipòlito ha un significato che va oltre la preghiera.

E’ uno spazio del cuore che cresce e diventa “ paesaggio udibile che, superandoci, di là da noi trabocca” e parla all’uomo contemporaneo, e il cuore sembra stringersi. La scena perde per qualche attimo il colore, un bianco e nero livido è un presagio oscuro.

Ora viviamo in una nuova era, il tempo antico è passato, ma siamo i discendenti degli anziani e dobbiamo difendere la loro conoscenza e il loro amore. I vecchi ci hanno insegnato a comunicare con Madre Terra fidando ognuno nel proprio lavoro, parlando con le montagne, i laghi e tutto questo sapere non deve sparire. Non importa chi sei o cosa fai, cosa credi, non dimenticare mai la Madre terra, lei ci nutre, vive con noi e alla fine, come dicono i vecchi, torneremo a lei. La nostra Madre Terra ha creato molti luoghi, foreste, fiumi, acqua, praterie, ma quando arrivo in quei luoghi il mio cuore è colpito dal dolore, è pien o di pietà e inizia a star male.

Ora è solo sabbia, vedo che gli uomini hanno prosciugato i loro cuori.Non c’è crescita, amore, cosa succede se tutti gli esseri umani diventano un pezzo di questo deserto?

Forse è per questo che la Madre Terra non ha smesso di irrigare questo luogo, vuole che siamo ancora felici insieme.

 Un campo lunghissimo riprende il deserto, a terra rifiuti di plastica, la vita che si spegne. Cè ancora speranza, è ancora possibile credere?

Negli occhi di Hipòlito torna il colore:

Sulla terra fiorisce ancora la primavera e l’acqua scorre per diventare flusso che inizia a camminare, come i bambini, si unisce con altri corsi d’acqua per formare ruscelli che nel tempo diventano fiumi e questi grandi fiumi scorrono rumorosi fino a raggiungere la loro Madre, ancora uniti, per nutrire la nostra vita, sempre.

Sono le ultime parole di fronte all’Oceano, e il pianoforte le accompagna sommesso.

E ancora ci soccorre Rilke:

Musica, tu lingua ove le lingue cessano. Tempo a picco sul corso dei cuori che passano”.

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titolo internazionale: The eyes of the journey

Perù 2016   durata 85’

Regia di Rodrigo Otero Heraud

Lingua originale: Quechua

Fotografia: Rodrigo Otero Heraud

Suono post-produzione: Carlos Cuya

Post-produzione e correzione del colore: Cecilia Belliz

Musica: Martín Egustiza, Giovanna Núñez

Sottotitoli: spagnolo, inglese

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Le immagini presenti nell’articolo appartengono ai rispettivi proprietari e sono utilizzate al solo scopo di corredare il testo.

 

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