TEN MINUTES OLDER – The Cello

Otto registi per otto corti di 10 minuti

AUTORI

Bernardo Bertolucci  Histoire d’eaux

Mike Figgis About Time 2

Jirì Menzel One Moment

Istvàn Szabò Dieci minuti dopo

Claire Denis Vers Nancy

Volker Schlondorff L’illuminazione

Michaele Radford Addicted to the Stars

Jean-Luc Godard Dans le noir du temps

“Anche se tu dovessi vivere tremila anni e dieci volte altrettanto, in ogni caso ricorda che nessuno perde altra vita se non questa che sta vivendo né vive altra vita se non questa che va perdendo. Pertanto la durata più lunga e la più breve coincidono. Infatti il presente è uguale per tutti e quindi ciò che si consuma è uguale e la perdita risulta così insignificante”

Marco AurelioA sè stesso, L II, 14

 Bernardo Bertolucci 

Histoire d’eaux

“Fratello, va’ a prendermi un po’ d’acqua, ho tanta sete!”

Un’antica favola indiana, oggi, ai bordi dell’autostrada.

Un giovane indiano, Narada (Amit Rayani Amoz), arriva in un luogo imprecisato, in aperta campagna, con altri clandestini. Un guard-rail sul fondo, l’autostrada è vicina.

“Giù, giù, scendete” – grida un uomo grasso e unticcio tirandoli giù dal camion.

Il giovane si stacca dal gruppo e si allontana con un vecchio “canuto e tardo”che dopo un po’ si ferma a riposare sotto un albero. Ha uno strumento a fiato, un flauto campestre, modula qualche nota poi chiede dell’acqua. Il ragazzo corre a cercarla ma lungo la strada incontra una ragazza, Marcellina (Valeria Bruni Tedeschi). Lavora in un bar vicino, è ferma con un guasto al motorino, impreca e tira calci al povero relitto. Lui l’aiuta, le ripara il motorino, è convinto, chissà perché, di essere in Germania, ci penseranno Mina e la barista a dirgli che è in Italia. Rassicurato, chissà perché, il giovane indiano sposa la barista, mette al mondo un figlio che cresce bravo e buono come lui, fa varie altre cosucce, ma … ahimè! si ricorda all’improvviso del  vecchio che suona il flauto sotto l’albero, lasciato lì ad aspettare un po’ d’acqua.

E così corre a portargliela…

“Fratello, tanto tempo per un po’ d’acqua? T’ho aspettato tutta la mattina…” 

Omnia aliena sunt: tempus tantum nostrum est

Seneca Ep.ad Lucilium 1, 3

Mike Figgis

About Time 2

Scissione multichannel, Timecode. Quattro telecamere per una sola ripresa. Tutto comincia, nulla finisce. Lo schermo diviso in quattro quarti che contengono tempi diversi (vecchi, giovani, bambini).

Qual è il passato? qual è il presente? Unica certezza, la musica.

C.IvesSymphony No.2 adagio cantabile

F.SchubertImpromptus D.889

Nella vita umana il tempo è un punto, la sostanza è fluida, la sensazione oscura, il composto dell’intero corpo è marcescibile, l’anima è un inquieto vagare, la sorte indecifrabile, la fama senza giudizio. Ogni fatto del corpo è un fiume, ogni fatto dell’anima sogno e inanità, la vita è guerra e soggiorno in terra straniera, la fama postuma è oblio.

Marco AurelioA sè stesso, L. II, 17

Jiri Menzel 

 

One moment

Rudolf Hrusinsky (1920 -1994) attore cecoslovacco, ieri e oggi.

Il tempo trasforma i corpi che diventano sconosciuti anche a sè stessi.Bello, biondo, dolce, romantico, ieri. Grasso, ruvido, brontolone, oggi.

Lavora, desidera, ama, è amato, non è amato, soffre, invecchia, ingrassa, dorme sull’erba fra le mele sparse, gli occhi si velano, le guance si scavano, una mela gli cade in testa, matura, dal ramo.

Dieci minuti senza parole

Janàcekadagio, per piano solo

Se una buona moglie prepara una buona torta per il compleanno del cattivo marito che torna a casa ubriaco…

Istvàn Szabò 

Dieci minuti dopo

 … quel che succede è, a dir poco, inatteso (no, non il coltello nella pancia di lui, ma il dolore nel cuore di lei, il gran dolore dello schiavo alla morte del padrone)

In dieci minuti: la torta, il marito, il coltello, la polizia, le lacrime.

E dopo …

Waiting for the Barbarians

Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza? 

Stanno per arrivare i Barbari oggi…

K.Kavafis

Claire Denis 

Vers Nancy

Introduzione sociofilosofica a L’Intrus del 2004.

Dieci minuti di campo e controcampo su una giovane donna e un anziano signore seduti di fronte in treno.Ripresi in primo piano, oltre il finestrino scorrono case e campagne.

Dieci minuti di dialogo fitto, ardito, complesso. Unici stacchi, brevi flash sull’ uomo di colore in piedi nel corridoio. Bianco e nero in definizione netta, tagli di luce improvvisi, scorci sul suo viso  che guarda fuori dal finestrino. I due parlano di paesi con una forte identità nazionale, come Stati Uniti e Francia, e dell’aporia insita nei concetti di assimilazione e integrazione. Cancellare le differenze culturali non è assimilare e integrare, lo straniero resta l’intruso. La Zona Schengen e la libera circolazione all’interno dei paesi firmatari dell’accordo crea zone di segregazione per tutti gli altri (e di autosegregazione per sè stessi).

Ma il tempo, non la legge, è uguale per tutti.Il nero rientra nello scompartimento:

“Sapete dirmi in quanto tempo arriviamo?”

“In dieci minuti”- risponde l’anziano

“Già? …E’ stato così veloce, gradevole…” 

Il nero sorride con gli occhi ai due vicini, ma non compagni, di viaggio.

 “L’immagine è qualcosa di indivisibile e di inafferrabile che dipende dalla nostra coscienza e dal mondo reale che essa si sforza di incarnare. Se il mondo è enigmatico, anche l’immagine è enigmatica. L’immagine è una sorta di equazione che indica il rapporto esistente tra la verità e la nostra coscienza limitata dallo spazio euclideo. Nonostante noi non siamo in grado di concepire l’universo nella sua totalità,l’immagine è in grado di esprimere tale totalità”

da A.Tarkovskij, Scolpire il tempo

Volker Schlondorff 

L’Illuminazione

Un campeggio tedesco, barbecue e salsicce, una famiglia in vacanza, zanzare. Ascoltiamo una voce fuori campo, mentre immagini da filmino amatoriale scorrono mute:

“Dovremmo accettare che il tempo esiste solo perché tende a non esistere? Il passato non esiste perché non è più. Il futuro perché non è ancora. Bisogna decidere che abbiamo un solo tempo: il presente. O possiamo parlare sull’esistenza di tre tempi distinti: il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro?

L’unico tempo che viviamo realmente è il presente, ma, nonostante questo, nell’animo sentiamo tre tempi: il presente del passato è il ricordo;il presente del presente è l’osservazione; il presente del futuro è la speranza.

Nel corso della nostra vita, tutti gli atti con cui prepariamo il futuro si trasformano in passato nello stesso momento in cui li svolgiamo e nel corso del tempo tutte le nostre esperienze si trasformano sempre più in ricordo. Tutto quello che speriamo è piccolo quando è nel presente. Esso vale tanto per un unico giorno come per tutta la vita.

Ma io confesso, o mio Dio, che non so cos’è il tempo.

Dio, mi illuminerai? Ti chiedo di essere la mia lanterna, voglio la tua luce. Dio, illuminerai la mia oscurità, sempre di più…”

(da AgostinoConfessiones, una libera rielaborazione, mentre nei frammenti di presente che scorrono muti avvertiamo crescere una tensione sotterranea).

Il punto di vista oscilla, si sposta continuamente dall’uno all’altro, si carica di tensione, esplode, come un lampo improvviso, un’illuminazione, una fulminazione.

Una zanzara cade a terra, fulminata dal crkshkrrrrzzzsh di quelle orribili macchine di morte che si appendono su in alto, nei campeggi e nei bar di periferia.

Sembra che il punto di vista fosse anche il suo…

Dedicato  a Charles Simon (1909 -2002) attore, nella sua ultima parte, quella di figlio.

Michael Radford 

Addicted to the Stars

Torna l’eterno Ulisse dopo infinito viaggio. Ha navigato mari, amato dee, sconfitto il tempo. Penelope è lì, fedele e grata, vent’anni in più, ma è come sempre, giovane e bella.

Telemaco è cresciuto, bel giovane ventenne.

La poesia fa i miracoli che vuole. La storia no.

Un viaggio nello spazio che dura 80 anni, l’astronauta, ibernato, che si scongela e torna, ha molte probabilità di trovare il figlio, ultranovantenne, più vecchio di lui, che gli dice “Papà, ti voglio bene”

Non sappiamo  se ridere o piangere. O restare in rispettoso silenzio.

Un giorno, mentre il Grande Maestro Yueshan Weiyan stava seduto, un monaco gli domandò: 

“A cosa state pensando in quella postura così immobile?”

Il Maestro rispose: “Sto pensando di non stare pensando”.

Il monaco domandò: “Come fate a pensare di non stare pensando?”

Il Maestro rispose: “Non pensando”

Eihei Dogen (1200-1253) dallo Shobogenzo – cap. 12 “Zazen shin

Jean-Luc Godard 

Dans le noir du temps – Elegia sulla morte del cinema

Frammento criptico (ma perché cercare spiegazioni, sempre?) meditabondo (solo il silenzio ci può assolvere) doloroso ( e come potevamo noi cantare…) rabbioso, nel nero del tempo.

Arvo Pärt

Spiegel Im Spiegel

TEN MINUTES OLDER – The Cello

Germania, Gran Bretagna 2002 , b/n e colore, durata 146′

 

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