Ascoli Piceno, gennaio 2024, esterno giorno di Pier Giorgio Camaioni

A corollario del film L’ombra del giorno in cui l’ Ascoli Piceno dei tempi d’oro del Fascio mostrava i suoi gioielli intatti per la gloria dell’Impero, guardiamo com’è oggi che l’Impero non c’è più ma il Fascismo … eh sì, quello chi lo ammazza? Forse i mucchi di spazzatura che si vedono in giro davanti ai monumenti e alle antiche chiese?

Seguiamo la passeggiata di Pier Giorgio Camaioni che ha la fortuna di vivere vicino a tanta bellezza.

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” Ascoli Piceno, esterno giorno, ore 11, sereno, assenza di vento, 22° C .

Sono a spasso perché la mostra di Omar Galliani a Palazzo dei Capitani è chiusa, pensavo fosse aperta, che stupido! Così gironzolo nel centro di Ascoli, ma per forza tra i cantieri deserti, tra gru dai mutandoni di cemento, impalcature, palizzate, tabelloni pubblicitari, transenne, tubi-innocenti, avanzi di travertini e asfalto, cataste di palletts, reti, calcinacci…

Più, in Piazza del Popolo quei giganteschi gazebo bianchi in attesa di  frittimisti e feste del cioccolato.

In giro solo sfaccendati e silenzio. Vagando con sprezzo del pericolo, mi consento una tregua di classe al Caffè Meletti – cappuccino e cornetto €7.50- compro il giornale  faticando a trovare un’edicola e depresso faccio delle foto. Povera Ascoli, sembra L’Aquila dopo il terremoto.

Piazza Arringo dopo Piazza del Popolo: la situazione non migliora, e la nuova pavimentazione di pietra indiana per elefanti fa cadere un anziano che piange per il dolore e si vergogna pure, poveretto… Ma chissà perché passo qua, ero a Palazzo dei Capitani, la macchina sta dall’altra parte, cammino pure svelto… ah, queste impressioni incrociate mi fanno ricordare di quando mi capitò d’accompagnare di corsa (!) il centenario Gillo Dorfles, che dopo la conferenza s’era intestardito a voler visitare l’antico Battistero di San Giovanni (sec.XII). E di  come s’incazzò trovandolo chiuso; e di come s’incazzò ancor di più quando – trovate rocambolescamente le chiavi – vide lassù le brutte tendine delle monofore tra le ragnatele; e di come s’incazzò ancor di più per quella lucida balaustra di plexiglass intorno alla fonte, a strattoni voleva demolirla – lui, centenario!

Ah, le sue “irritazioni”…

Mi dirigo verso il Battistero, toh il portone è aperto, entro.

Orrido gran bazar di locandine, cartoline, ciarpame turistico, prezzi. Uno sberleffo all’atmosfera sacra del luogo, Gillo Dorfles si sarebbe infuriato come un turco (ma i Turchi, s’infuriano?) Ma il peggio è fuori, il lato opposto del quadrato di base, l’altra facciata, quella che ti trovi davanti quando entri nella Ascoli “magica”.

Purtroppo non è un’allucinazione, il grande totem in polistirolo di BABBO NATALE alto come mezzo Battistero! Non è allucinazione il solido pannello pubblicitario luminoso (che libereranno dall’involucro poco dopo) inchiodato alla strada a 30 cm dal sudicissimo incrostato monumento! Non sono allucinazione i baldacchini volanti del Comune (Ascoli-explorer) e delle specialità mangerecce di una locanda! E tanto altro. 

Chi vuole ho le foto. Disastro Ascoli.

      Meno male – per lui – che non sono a spasso con Dorfles. 

 

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