La fornace degli artisti di Dimitri Feltrin

“Là fuori c’è un mondo di storie che meritano di essere raccontate”

E’ il biglietto da visita sul sito web di Dimitri Feltrin, fotografo, regista, ricercatore di posti del mondo poco conosciuti, dove lo portano l’istinto di segugio di storie che rischiano di perdersi nelle pieghe della grande Storia.

Una laurea in Lettere e una in Antropologia culturale sono un mix salutare, alimentano curiosità, gusto estetico e piacere di fare quello che si fa.

Questa è una di quelle storie che meritano di essere raccontate, la storia sentimentale della Fornace Guerra-Gregorj di Treviso

C’era il pienone che mai capita di vedere nell’ex Sala Verde di Palazzo Rinaldi a Treviso, ieri 18 gennaio 2023.

Gli Amici dei Musei promuovevano questo incontro col regista e la signora Luisa Gregorj, serena vestale di un luogo, la Fornace Guerra-Gregorj a Treviso, che definire magico è poco.

La Fornace è un luogo dove il tempo si è arrestato come incredulo che, dopo tanti anni di fervente attività, di lavoro intenso, dentro a fare mattoni e nei campi a raccogliere per vivere anche in tempi di guerra, di giochi di bambini, di feste in piazza delle tante famiglie di operai che occupavano le casette fatte costruire da Gregorio, il patron, oggi erbe e cespugli stiano riprendendo il loro dominio sulle opere dell’uomo, ricoprendo muri diroccati che solo un intervento massiccio di restauro conservativo potrà salvare.

La signora Luisa guida da brava speaker il percorso lungo quei luoghi, la sua è la voce calma, dolce, di donna che ha vissuto i tempi belli e con quelli ha scelto di restare e ricordare.

Ci racconta con garbo e qualche tocco umoristico condito da aneddoti di vita vissuta, quasi un secolo, da quegli ultimi decenni dell’’800 quando nacque la Fornace fino al ’63, allorchè la produzione si fermò.Produrre laterizi non era più economico, lo sviluppo industriale dei tempi nuovi premeva, fare mattoni come la Fornace aveva sempre fatto era fuori del tempo, e così la vecchia torre proiettata verso il cielo smise di buttar fumo.

Cosa restava? Cosa rende ancora oggi quel luogo un deposito di memorie da conservare?

Il grande forno Hoffman di fine ottocento, con nicchie di carico che consentivano la produzione a ciclo continuo di centinaia di migliaia di pezzi per volta, è ancora lì, come i nastri trasportatori su cui le carrucole scorrevano cigolando, le ceramiche incastonate sul frontale del palazzo padronale a ricordo di un nome, e strade, stradine, spiazzi, vecchi cancelli in legno. E le memorie lasciate in giro un po’ ovunque, Arsenale, Fondaco dei Turchi, campanile di Torcello e Mulino Stucky a Venezia sono solo alcuni degli edifici ristrutturati e decorati con i mattoni e le ceramiche della fornace in Italia.  Anche in Russia, Stati Uniti e Giappone ne possiamo trovare, basta scavare un po’.

E poi c’è un valore aggiunto, il grande laboratorio artistico che Gregorio volle consegnare agli uomini e donne che allora facevano arte e lasciarono il loro nome a futura memoria.

Giovani e meno giovani, già celebri, come Arturo Martini, o meno noti o addirittura alle prime armi, la Fornace Gregorj fu un luogo di lavoro, di incontro, di vita comune, una piccola agorà dove si dava al tempo il valore universale che solo l’arte sa dare.

La signora Luisa conserva con cura devota tutto quel prezioso materiale, si chiede cosa accadrà quando non sarà più lei a custodirlo, e la scelta del regista di arricchire i titoli di coda con immagini di progetti conservativi curati dallo IUAV di Venezia  è la chiusura felice di un documentario girato con mestiere e passione, che non solo racconta, piuttosto apre una finestra sul futuro.

Il passo lento dato alle immagini segue quasi in punta di piedi il cammino della macchina da presa che gira fra i vecchi muri coperti di ciuffi di verde, li riprende dall’alto, offre panoramiche suggestive.

Il commento musicale integra il silenzio di quei luoghi, li scopre in una dimensione sonora di grande fascinazione, li consegna a platee che guardano in raccolto silenzio…

“… da quella religiosa pace un Nume parla…”

 

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