Michelangelo infinito di Emanuele Imbucci

Giovani che aspirate a essere i sacerdoti della bellezza, amate con devozione i maestri che vi hanno preceduto. Inchinatevi dinanzi a Fidia e dinanzi a Michelangelo. Ammirate la divina serenità dell’uno, l’angoscia violenta dell’altro. L’ammirazione è un vino generoso per gli spiriti nobili.

Auguste Rodin, L’ arte. Conversazioni raccolte da Paul Gsell, 2016

Una scelta diversa dal solito da parte di chi ha diretto le sorti del film e gli ha dato forma e sostanza, quella di lasciar cadere come superfluo dopo averlo utilizzato ciò che è servito alla conoscenza e costruzione del personaggio.

Critici dietro le quinte e note biografiche ridotte all’essenziale, sulla scena solo lui, Michelangelo, le sue opere e il suo biografo, Giorgio Vasari.  

Le cave di marmo di Carrara e una biblioteca a struttura circolare sono i due set, le tecnologie d’avanguardia danno alle riprese il tocco magico della verità a portata di mano, non serve altro.

O meglio, serve aver visto le opere dal vivo.

Difficile? Forse. Impossibile? No.

Su L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica  e la fruizione dell’opera nella società di massa Walter Benjamin disse cose fondamentali che bisognerebbe conoscere, e poi andare al cinema da bravi figlioli del proprio tempo.

Il cinema moltiplica le occasioni di conoscenza, compie autentici miracoli di vivisezione e avvicinamento all’opera, ma la priva dell’aura, splendida parola in cui Benjamin sintetizza vita, storia, essenza viva dell’opera.

Dunque divulgazione non può confondersi con fruizione, non sapremo mai chi sono Van Gogh, Caravaggio e, oggi, Michelangelo senza un petit tour reale sui luoghi di opere che un tempo erano tappe obbligate del grand tour di Goethe e tanti.

La riproduzione tecnica fissa elementi che l’ottica naturale non raggiunge ma priva l’opera dell’ hic et nunc, la conserva dall’imperversare del tempo ma la priva della sua tradizione che fa parte integrante del suo essere.

E dunque Che fare?

Michelangelo infinito cerca una mediazione, la stessa che nei libri limita al massimo il repertorio critico per lasciare l’opera libera di brillare di luce propria.

Ma il linguaggio delle opere di Michelangelo è linguaggio visivo e l’immagine deve parlare senza parole. Spetta dunque all’abilità del regista montare le immagini che, ormai prive dell’aura che solo la visione dal vivo consente, riescano comunque a soggiogare chi guarda e ad assolvere allo scopo primario di tutta l’operazione che è essenzialmente didattico.

La voce dell’attore che interpreta Michelangelo esprime pensieri del Maestro stesi in parole in diari e raccolte di versi, le considerazioni di Vasari sono ben note a attingono al gran librone  Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri

L’ottima prova di Ivano Marescotti, attore di teatro che non disdegna il cinema,

e di Enrico Lo Verso, che è un Michelangelo con qualche sfumatura siciliana nella dizione, ma il trucco funziona e la gestualità è ben misurata, chiudono il cerchio.

Per il resto c’è un mondo, un Universo addirittura, di storie della creazione artistica che è difficile anche solo pensare.

Ripercorrere visioni che conosciamo da una vita fa comunque bene, sono tutte, o quasi tutte, lì, parlano di un uomo che volò dove nessuno è mai arrivato, e solo il genio di Lucrezio potrebbe descriverne il volo oltre le fiammeggianti mura del mondo con le parole che usò per Epicuro:

… et extra processit longe flammantia moenia mundi

atque omne immensum peragravit mente animoque

unde refert nobis victor quid possit oriri,

quid nequeat, finita potestas denique cuique

quanam sit ratione atque alte terminus haerens

e andò lontano oltre le mura fiammeggianti del mondo

e percorse tutta l’immensità dell’universo con la mente e con l’animo,

e da lì ci riporta, vincitore, che cosa possa nascere,

che cosa non possa, infine per quale ragione ci sia per ciascuno

un potere delimitato un termine fissato in profondità.

Qualsiasi altra considerazione ha il sapore del superfluo e del finito, e Michelangelo è infinito.

Michelangelo infinito

su Netflix

 Italia 2018 durata 93′ 

regia

sceneggiatura: Emanuele Imbucci, Sara Mosetti, Tommaso Strinati

fotografia: Maurizio Calvesi

con Enrico Lo Verso, Ivano Marescotti

 

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