Only the animals di Dominik Moll

Al suo quinto lungometraggio, Dominik Moll apre a Venezia 76 le Giornate degli Autori con una storia tratta dal romanzo di Colin Niel.

A spiegare le ragioni della trasposizione è lo stesso regista:

Quando ho letto il romanzo di Colin Niel, sono rimasto colpito dalla sua atmosfera unica e rapidamente è nato in me il desiderio di farne un adattamento. La trama ruota attorno alla misteriosa scomparsa di una giovane donna durante una tempesta. Da ciò conseguono cinque storie che permettono di seguire i pensieri di cinque personaggi sorprendenti ed emozionanti. Il confronto tra le storie, che si intersecano, completano e contraddicono a vicenda, suscita l’interesse del lettore e ci porta a immaginare dettagli nascosti negli angoli oscuri della vicenda, creando un’atmosfera inquietante. E poi, a due terzi del libro, siamo colti di sorpresa da un inaspettato spostamento dal mondo spopolato delle campagne francesi a quello cittadino e tropicale di Abidjan, in Africa. La sovrapposizione di questi due universi tra loro diversi raramente rappresentati al cinema, da un lato gli aspri paesaggi innevati del Causse Méjean e dall’altro quello dei quartieri popolari abitati da giovani truffatori di Abidjan, suscita immagini e sensazioni molto forti.

C’è qualcosa di innegabilmente cinematografico nel libro. A me e a Gilles piaceva l’idea di raccontare attraverso questa storia le difficoltà del vecchio mondo rurale francese, ma anche l’incredibile situazione dei giovani che vivono in una megalopoli africana, e questa rete globale che ora collega tutti noi. Attraverso questi particolari personaggi e i loro segreti è possibile rappresentare il mondo di oggi. Per noi il cuore della storia non sta nella soluzione del mistero della scomparsa (il whodunit), bensì nei protagonisti e in ciò che le loro storie rivelano dei loro sogni e dei loro mondi. Sono cinque storie d’amore, frustrate e squilibrate, alimentate da incomprensioni, segreti, fantasie, delusioni e disillusioni. Ognuno dei personaggi è spinto dalla necessità di amare e di essere amato. Sperando in questo amore, volendo crederci, cercando di condividerlo e di viverlo, ognuno di loro immaginerà delle cose che, a loro volta, lo porteranno ad agire. A volte per il meglio, a volte per il peggio”.

Protagonisti cinque personaggi che il caso mette insieme in un intreccio tanto inaspettato quanto coerente, a dimostrazione della tesi secondo cui nulla nella vita è meno casuale del caso.

Verità che, posta in bocca allo sciamano che appare nella sezione africana del racconto, acquista una risonanza a dir poco ancestrale.

Due mondi s’incontrano e il primo è la provincia rurale francese, dove grandi fattorie e stalle piene di animali belanti e muggenti sono segno di una solitudine esistenziale che stringe il cuore, separate come sono da ogni consesso umano da immensi spazi coperti di neve e nastri stradali dove incontrare un’auto è una scommessa.

L’altro spazio è il cuore di Abidjan, megalopoli africana caotica, sporca, sovraffollata, dove costumi primitivi e tecnologia avanzata (vedi internet, chat d’incontri, piccoli praticoni di fishing a spese di creduloni frustrati) convivono in indolente promiscuità.

In questi spazi solo apparentemente lontani s’incontrano le solitudini, le aspirazioni, gli umori di uomini e donne che per un po’ diventeranno pretesto per un intreccio a tinte noir, protagonisti di una tranche de vie che il cinema metterà in scena, quindi rientreranno nei ranghi e si perderanno nel fluire casuale, incontrollato, frammentato del tempo della vita.

Il focus della storia è un delitto, una donna distesa in strada, nella neve, morta di morte violenta e lasciata con una coperta addosso. La sua auto viene rinvenuta su una strada che sale su un altopiano, dove sono situate alcune fattorie isolate. Mentre i gendarmi non sanno da dove cominciare con le indagini, cinque persone sanno di essere legate alla sparizione. Ognuna di loro ha il suo segreto.

Uno alla volta, in un continuum narrativo solido e costruito con scrupolosa precisione di incastri e colpi di scena, i nomi dei personaggi segneranno il dipanarsi delle sezioni del racconto: Alice, Michel, Joseph, Marion e Armand.

Un sesto personaggio è Evelyn, quello che potremmo dire il motore immobile da cui scattano azioni e reazioni.

Vite alcune vicine (Alice e Michel sono una coppia sposata, Joseph ha una stanca relazione con Alice) altre molto lontane (Armand è un ragazzo di Abidjan), altre ancora (Marion ed Evelyne) sono distanti per anni, scelte di vita ed estrazione sociale, ma un’attrazione fatale annulla le distanze e segna il loro destino.Ognuno di loro ha un conto aperto con la vita, una frustrazione in corso, un desiderio inappagato, forse d’amore, comunque di uscire da solitudine, vita ai minimi termini, disagio esistenziale.

Tutto accadrà perché tutto deve casualmente accadere, con una necessità di cui è inutile e impossibile reperire ragioni e presupposti, perché è vita con cui non si discute, è l’uomo con le sue debolezze, le sue piccole gioie e i suoi grandi dolori. E in tutto questo la morte ha sempre un gioco sicuro in mano.

Film assolutamente consigliabile ad ogni latitudine, nel suo genere un lavoro prestigioso e, soprattutto, magnificamente fotografato.

Dominik Moll

Dalla scheda di approfondimento di Filmtv:

A dirigere Only the Animals è Dominik Moll, regista e sceneggiatore francese. Nato nella cittadina tedesca di Bühl nel 1962 da padre tedesco e madre francese, è cresciuto a Baden-Baden, nel cuore della Foresta Nera, e ha studiato cinema al City College di New York, dove ha anche diretto i suoi primi corti, e poi presso l’Institut des hautes études cinématographiques (IDHEC) di Parigi. Prima di scrivere e dirigere i suoi lungometraggi, ha collaborato con autori come Marcel Ophüls e Laurent Cantet in qualità di assistente alla regia e di montatore. Il suo debutto come regista di un lungometraggio è avvenuto nel 1993 con il dramma Intimité, ispirato a un romanzo di Jean-Paul Sartre, ma a far conoscere il suo nome è stata l’opera seconda Harry, un amico vero, presentata al Festival di Cannes 2000 e insignita di ben quattro premi Cèsars (tra cui quello al miglior regista) l’anno successivo. Sulla Croisette ha anche portato nel 2005 il fantastico Due volte lei – Lemming, scelto dal festival come film di apertura. Sono seguiti negli anni Il monaco e News from Planet Mars ma anche progetti televisivi come le serie Tunnel ed Eden.

I personaggi del film:

Denis Ménochet, ricordato per titoli come Bastardi senza gloriaGrazie a Dio, interpreta Michel, un uomo vittima della dipendenza dal web e del potere dei social network. Fin troppo credulone, finisce vittima di un sistema che lo allontana dalla moglie, gli fa perdere molto denaro e lo fa vivere come in una bolla, destinata prima o poi a scoppiare.

Laure Calamy, apprezzata in Le nostre battaglieTutti i ricordi di Claire, presta il volto ad Alice, la moglie di Michel. Assistente sociale, è una sorta di buona samaritana che è disposta ad aiutare chiunque, anche il marito che la tradisce. Tende così a dimenticarsi di se stessa e a non avere i mezzi giusti per comprendere la realtà che la circonda.

Valeria Bruni Tedeschi, attrice e regista italiana nota tra le altre cose per La pazza gioiaUn castello in Italia, supporta il ruolo di Evelyne, una donna che tende ad avere il controllo della situazione e a non lasciarsi sopraffare dai suoi sentimenti.

Damien Bonnard, il protagonista principale di I miserabili, è Joseph. Agricoltore come Michel, incarna  a modo suo la dura realtà delle aree rurali isolate e abitate da persone che non sono state abbastanza fortunate da conoscere l’amore.

Nadia Tereszkiewicz, con già alle spalle titoli come Persona non grata, è infine Marion. Sul personaggio così si è espresso il regista: “Non ho voluto che Marion fosse percepita in maniera negativa: dobbiamo capire come si è innamorata a prima vista, cosa racconta a se stessa e come si aggrappa all’amore che prova”.

Only the animals

Francia 2019 durata 113′

Titolo originale Seules les bêtes

Regia di Dominik Moll

Con Laure Calamy, Denis Menochet, Valeria Bruni Tedeschi, Damien Bonnard

 

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