Troppa Grazia di Gianni Zanasi

Vai dagli uomini e dì loro di costruire una chiesa là dove ti sono apparsa…”

In genere quando appare la Madonna è così che va, lei chiede di costruire una chiesa, la gente si raduna, tutti gridano al miracolo e alla fine si costruisce una chiesa. Tempo qualche giorno arrivano i media e la località è mappata. Vendita souvenir, friggitorie e b&b nei dintorni fanno il resto.

Ad Auschwitz, dove la Madonna scelse di non andare, un Ristorante del Papa fuori dall’ingresso vicino al parcheggio fa buoni affari.I nomi di pastorelli e simili sono noti, ci sono anche anonimi (v. La dolce vita di Fellini) ma lo sviluppo della vicenda ha un copione collaudato a uso e consumo di masse dedite a viaggi della speranza.E fin qui tutto bene, alla Mecca succede di peggio ogni anno, la tribù ha bisogno di riti e miti per sopravvivere e più che mai oggi, quando solo alla Madonna ti puoi raccomandare.

Zanasi è uno che le sa raccontare, e chiama cose e persone col loro nome.

Lucia (Alba Rohrwacher), colei che vede.

E cosa vede oltre alla Madonna? Una vita difficile, madre single di una figlia adolescente, lavoretti precari da geometra free lance che porta babà in cantiere per tenersi buoni gli operai di un’impresa in cui si è infilata senza che l’imprenditore l’abbia chiamata, un compagno usa e getta (Elio Germano) con cui dire che c’è dialogo è roba da ottimisti senza speranza, una specie di amico, Paolo (Giuseppe Battiston) che di lei pensa quello che, in effetti, un amico sincero deve pensare, e cioè che Lucia è una disgraziata e quando Claudia, la socia, gli chiede perché ha affidato a lei la mappatura del terreno da sfruttare per costruire il centro commerciale, risponde:

Perché è una disgraziata! È l’unica che può firmarmi quelle carte, senza creare problemi!” E così arriva la Madonna, in casi del genere può succedere.

Hadas Yaron è una Madonna che sembra una profuga afghana, nel bel mezzo di questo andirivieni sconclusionato di Lucia appare accovacciata tra le stoppie del terreno soggetto a speculazione edilizia.

Lucia è una che, fino a metà film, ti dà l’idea di non sapere bene cosa sia fermarsi a riflettere su qualcosa, la Rohrwacher sembra nata per essere Lucia, millimetrica nel muovere ogni muscolo del viso, un’interpretazione così è da annali del cinema.

Tra Lucia e Madonna s’ingaggia un duello senza esclusione di colpi. Lucia non le crede, anzi all’inizio vuol farle la carità ma non ha soldi con sé, la Madonna, ovviamente dotata di superpoteri, le dà buoni manrovesci e botte in testa, alla fine Lucia si convince, anche con l’avallo del padre, un jazzista in disarmo con tanti follower su Faceboock che: “magari fosse capitato a me di vederla!” e si tuffa a condividere con gli amici di face la grande notizia.

Quando finalmente Lucia si convince avviene il miracolo.

“Fai esplodere tutto, Lucia” è l’ordine, e tutto esploderà trasformando l’enorme distesa dei terreni dell’Onda (l’impresa di Paolo) in una terra dei fuochi brulicante di focolai a perdita d’occhio.

Come finisce? Non è che non si racconti il finale per rispetto di chi odia gli spoiler, non finisce perchè non finisce, come potrebbe finire una storia così? Costruendo la chiesa invocata all’inizio dalla Madonna? Si spera di no, fare un giro della provincia italica e vedere le chiese di nuova generazione.

Il film è girato tra Viterbo e Tarquinia, in un hinterland non meglio identificabile, potrebbe essere anche Veneto o Sicilia, la Madonna non ha problemi di location e terreni a rischio geologico da sfruttare con l’avallo di amministratori locali e leggi di tutela del territorio da far invidia alla “Banana’s Republic Corporation” ce n’è che la metà basta.

E infatti la Madonna aveva avvertito, aveva detto a Lucia di dire una parola, “Acqua” e lei l’aveva detta, ma non sapendo argomentare nè circostanziare oltre, era stata presa per matta.Le riprese dell’alluvione sono fantastiche, un’alluvione “onirica” potremmo definirla, acqua pulita, trasparente, nessuno in giro, solo acqua che scola, scroscia, scorre, dilaga, sprizza e spruzza dovunque.

Troppa grazia arriva da Cannes, La Quinzaine, applaudito a lungo.

Diverte e fa masticare amaro, fa sorridere e a volte ridere, a patto di non pensare di più, si potrebbe scoppiare in pianto dirotto.

Bob Dylan canta, o meglio graffia, Not yet dark al centro del film

Cadono le ombre, ed io sono stato qui l’intero giorno
Troppo caldo per dormire, e il tempo che rotola via
La mia anima ora si è rivoltata in acciaio
Ho ancora le cicatrici che il sole non ha rimarginato
E neppure un posto per stare in un posto qualunque
Buio non è ancora, ma presto lo sarà

La mia umanità è sgocciolata via nella fogna
Dietro ogni cosa bella, c’è sempre qualche tipo di dolore
Mi hai scritto una lettera, ed era così dolce
Nelle parole ci hai messo tutto quello che avevi in testa
Ma perché tutto questo dovrebbe importarmi?
Buio non è ancora, ma presto lo sarà

Sono stato a Londra e nella gaia Parigi,
ho seguito il fiume per giungere al mare
visitatore del fondo del mondo delle menzogne
Non cerco più niente negli occhi degli altri
perché a volte il peso sembra più possente di me

Buio non è ancora, ma presto lo sarà

Qui sono nato, qui morirò mio malgrado
Sembra che io stia correndo ma sono qui inchiodato
e ogni nervo del mio corpo è assente e insensibile
Non ricordo neppure da cosa stessi fuggendo
quando sono giunto qui
Non odo neppure il mormorio di una preghiera
Buio non è ancora, ma presto lo sarà

I Radiohead, nel finale, continuano a fare le promesse  degli ossessivi/compulsivi a cui prima o poi apparirà la Madonna.

Non voglio scappare più, prometto
Anche quando mi annoio, prometto
Anche quando mi chiudi fuori, prometto
Io dico le mie preghiere ogni notte, prometto

Non voglio espandermi, prometto
I capricci e le discussioni fredde, prometto

Anche quando la nave è distrutta, prometto
Legami al ponte marcio, prometto

Non voglio scappare più, prometto
Anche quando mi annoio, prometto

Anche quando la nave è distrutta, prometto
Legami al ponte marcio, prometto

Non voglio scappare più, prometto

Con tante scuse a chi ci crede, alla Madonna dico, non ci sono intenti denigratori e così come appare nel film è la persona (si fa per dire) più intelligente di tutti.

 

Troppa Grazia

Italia 2018 durata 110’

regia di Gianni Zanasi

con Alba Rohrwacher Elio Germano  Giuseppe Battiston, Hadas Yaron, Carlotta Natoli, Thomas Trabacchi, Daniele De Angelis, Valerio Mastandrea

 

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