2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrik

DA OMERO a KUBRIK (passando per KAFKA)

 2001 Odissea nello spazio, un riassuntino

Una tribù di ominidi in lotta per la sopravvivenza, attaccata da feroci predatori rischia l’estinzione e ben presto sparirà condannata dalle matematiche e fisiche leggi dell’evoluzione. Purtroppo su questo piano sono rimasti molto indietro. Ma ecco che dallo spazio profondo arriva un monolite, nero, enorme, misterioso.Circospetti e timorosi gli ominidi si avvicinano, c’è tra loro una scimmia più evoluta, nome Guarda la luna, che si fa avanti e lo tocca. Il monolite, appena toccato, si attiva e accelera vertiginosamente le tappe evolutive dell’uomo.

L’osso lanciato in alto segna il passaggio al futuro.

Passano quattro milioni di anni e in un cratere lunare i coloni terrestri trovano un gigantesco monolite nero.Lo scienziato Heywood Floyd scopre che è una sentinella, custode dell’umanità da millenni. Poiché i segnali del monolite sono rivolti a Giove, per decifrare il suo messaggio nel 2001 parte in quella direzione l’astronave ‘Discovery’ con un equipaggio ibernato e HAL 9000 come sistema di guida automatizzato. Dopo un po’ Hal impazzisce e uccide tutti i membri dell’equipaggio tranne Dave Bowmann che lo disattiva. Arrivato in qualche modo su Giove Dave subirà una metamorfosi ad opera di un’altra sentinella, un monolite che lo trasforma in un uomo nuovo privo di materia, un bambino cosmico fatto di solo spirito.

Un po’ di storia

Nel 1968 il signor Arthur C.Clarke scrisse il racconto La sentinella da cui è tratto il film, e con encomiabile modestia disse poi che La sentinellaassomiglia a 2001 come una ghianda assomiglia a una quercia adulta“.Il suo sodalizio con Kubrik fu certo fertile anche se non sempre amichevole (http://m.ilgiornale.it/news/2018/05/04/kubrick-e-clarke-storia-inedita-del-film-tra-genio-e-ripicche/1522164/) e del film disse una cosa fondamentale:

Se qualcuno riesce a capire davvero 2001: Odissea nello spazio abbiamo fallito. Volevamo porre domande più che dare risposte“.

Fedeli al suo pensiero e certi di non capire evitiamo di addentrarci dove non troveremmo risposte. Analisi egregie del film sono state fatte a migliaia, a noi interessa solo mettere insieme qualche ricordo di letture fatte che, forse, con il film hanno una familiarità, seppur stravagante.

E a proposito di missioni spaziali, visto che l’astronave si chiama Discovery e nel titolo c’è il ricordo di Omero, ci viene in soccorso Wikipedia:

Nell’ottobre del 1990 la sonda International Solar Polar Mission, rinominata poi Ulysses, fu lanciata dallo Space Shuttle Discovery… Dopo aver sfruttato Giove per abbandonare il piano dell’eclittica attraverso una manovra di fionda gravitazionale nel 1992, la sonda ha eseguito tre passaggi sui poli solari, nel 1994-95, nel 2000-01 e nel 2007-08. È stata infine disattivata il 30 giugno 2009, quando la potenza erogata dal generatore termoelettrico ha raggiunto un livello troppo basso per garantire un ritorno scientifico tale da giustificare il mantenimento in esercizio.”

 

A questo punto, poiché si parla anche di scimmie, non possiamo trascurare il signor Rotpeter, una scimmia diventata uomo che tiene una lezione universitaria nella quale si ripercorrono le fasi della sua metamorfosi. E’ un estratto, necessariamente ridotto, ma si consiglia la lettura integrale del testo del signor Kafka, divertente e dal finale illuminante.

 

Una relazione per un’Accademia

[Prima versione nel quaderno in ottavo D, aprile 1917; traduzione secondo l’edizione definitiva curata da Kafka in Ein Landarzt, Kurt Wolff Verlag 1919, uscito in realtà il 12 maggio 1920]

Eccellenti signori dell’Accademia!

Voi mi fate l’onore di chiedermi per la vostra accademia una relazione sulla mia precedente vita di scimmia.In questo senso purtroppo non posso adempiere all’invito. Quasi cinque anni mi dividono dalla condizione di scimmia, un tempo forse breve se misurato sul calendario, ma infinitamente lungo da attraversare al galoppo come ho fatto io, a tratti accompagnato da uomini eccellenti, da consigli, consensi e musica d’orchestra, eppure fondamentalmente solo, perché tutto l’accompagnamento si manteneva, per rimanere nell’immagine, lontano dalla barriera. Questo risultato sarebbe stato impossibile se mi fossi ostinato a voler rimanere attaccato alla mia origine e ai miei ricordi di gioventù. Una piena rinuncia a ogni ostinazione è stato il primo comandamento che mi sono imposto; io, che ero una scimmia libera, mi sono adattata a questo giogo.

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Sono nato nella Costa d’Oro. Di questo sono stato informato da estranei dopo la mia cattura. Una spedizione di caccia della ditta Hagenbeck – con la sua guida fra l’altro ho poi vuotato diverse bottiglie di buon vino rosso – si era appostata nei cespugli sulla riva, quando la sera insieme al branco mi avvicinai di corsa per bere. Spararono; io fui l’unico a essere colpito; mi raggiunsero due colpi.

………………………

Dopo quei colpi mi risvegliai – e qui cominciano pian piano i miei ricordi personali – in una gabbia, sul ponte mediano del vaporetto Hagenbeck. Non era una gabbia a quattro pareti; piuttosto si trattava di solo tre pareti saldamente appoggiate a un baule; il baule formava così la quarta parete. Per la prima volta nella mia vita non avevo vie d’uscita; per lo meno non ne avevo davanti a me.

………………………

Temo di non essere capito quando parlo di via d’uscita. Uso questo termine nel suo senso più completo e abituale. E’ con intenzione che non dico libertà. Non alludo a questo grande sentimento della libertà in tutte le direzioni. Come scimmia forse la conoscevo, e ho incontrato uomini che ambiscono ad essa. Ma per quanto mi riguarda, non desideravo la libertà allora come non la desidero oggi. Fra parentesi: parlando di libertà gli uomini si ingannano un po’ troppo spesso. E come la libertà va annoverata fra i sentimenti più sublimi, così anche il corrispondente inganno è dei più sublimi. Spesso nei varietà, prima del mio numero, ho visto qualche coppia di artisti darsi da fare lassù sotto il tendone sul trapezio. Si lanciavano, si altalenavano, saltavano, si libravano abbracciati, uno teneva l’altro per i capelli con i denti. “Anche questa è libertà umana”, pensavo, “un movimento padrone di sé.” O derisione della sacra natura! Non c’è costruzione che resterebbe in piedi per le risate delle scimmie di fronte a un tale spettacolo.

No, non era la libertà che volevo. Solo una via d’uscita; a destra, a sinistra, era lo stesso; non avevo altre pretese; la via d’uscita poteva anche essere un inganno; la pretesa era piccola, l’inganno non poteva essere più grande. Avanti, avanti! Pur di non restare fermo a braccia sollevate, schiacciato contro la parete di un baule.

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Se ora riconsidero la mia evoluzione e ciò che ho ottenuto finora, non posso lamentarmi né dichiararmi soddisfatto. Con le mani nei pantaloni, la bottiglia di vino sul tavolo, un po’ sto sdraiato, un po’ mi metto nella sedia a dondolo e guardo dalla finestra. Se viene una visita la ricevo come si conviene. Il mio impresario sta nell’anticamera; se suono, viene e ascolta cosa ho da dire. La sera c’è quasi sempre lo spettacolo, e ormai non potrei avere più successo di così. Se torno tardi dai banchetti, dalle società scientifiche o da una piacevole compagnia, mi aspetta a casa una piccola scimpanzé semiaddomesticata, e presso di lei me la spasso alla maniera delle scimmie. Di giorno però non la voglio vedere; ha negli occhi la follia dell’animale addestrato e confuso; solo io lo vedo e non riesco a sopportarlo.

Nel complesso, ad ogni modo, ho raggiunto quel che volevo raggiungere. Non si dica che non ne valeva la pena. Del resto non mi interessano i giudizi umani, io voglio solo diffondere la conoscenza, fare relazioni, e anche questa che ho presentato davanti a voi, eccellenti signori dell’Accademia, era soltanto una relazione.

 E ora arriviamo all’uomo

Saltando come già promesso a piè pari tutte le possibili interpretazioni del film, le esegesi enciclopediche che dal 1968 l’hanno coperto di gloria e di insulti, poiché tutto è stato detto e molto ancora si dirà, qui ci fermeremo al titolo e poco altro.

2001: inizia il terzo millennio dopo Cristo. Pensato dal ’68 suggestiona, poteva sembrare avveniristico, erano tempi di grandi speranze. Peccato che nei primi diciotto anni non sia accaduto nulla di lontanamente simile ad una rivoluzione, se mai è avvenuta la Grande Involuzione.Ma Kubrik era un inguaribile ottimista, evidentemente.

ODISSEA

In principio c’era Omero, e il viaggio fu l’antidoto alla guerra.

Ma Kubrik è figlio dello stesso secolo di Kafka, e supponiamo che il suo Odisseo somigli più a questo che sconfigge con mezzucci puerili le Sirene che a tutti gli altri che da tremila anni circa popolano le pagine dei più grandi poeti.

Franz Kafka, Il silenzio delle Sirene (Das Schweigen der Sirenen), 1917

“Dimostrazione del fatto che anche mezzi inadeguati, persino puerili, possono servire alla salvezza. Per difendersi dalle Sirene, Odisseo si tappò le orecchie con la cera e si lasciò incatenare all’albero maestro. Naturalmente tutti i viaggiatori avrebbero potuto fare da sempre qualcosa di simile, eccetto quelli che le Sirene avevano già sedotto da lontano, ma era risaputo in tutto il mondo che era impossibile che questo potesse servire.

Il canto delle Sirene penetrava dappertutto e la passione dei sedotti avrebbe spezzato ben più che catene e albero. Odisseo non ci pensò, benché forse lo sapesse. Confidava pienamente in quel poco di cera e in quel fascio di catene e, con innocente gioia per i suoi mezzucci, andò direttamente incontro alle Sirene.


Ora, le Sirene hanno un’arma ancora più terribile del canto, cioè il silenzio. Non è certamente accaduto, ma potrebbe essere che qualcuno si sia salvato dal loro canto, ma non certo dal loro silenzio. Al sentimento di averle sconfitte con la propria forza, al conseguente orgoglio che travolge ogni cosa, nessun mortale può resistere.

E, in effetti, quando Odisseo arrivò, le potenti cantatrici non cantarono, sia che credessero che solo il silenzio potesse vincere quell’avversario, sia che, alla vista della beatitudine nel volto di Odisseo, che non pensava ad altro che a cere e a catene, si dimenticassero proprio di cantare. Ma Odisseo tuttavia, per così dire, non udì il loro silenzio, e credette che cantassero e di essere lui solo protetto dall’udirle. Di sfuggita vide sulle prime il movimento dei loro colli, il respiro profondo, gli occhi pieni di lacrime, le bocche socchiuse, ma credette che questo facesse parte delle arie che non udite risuonavano intorno a lui. Ma tutto ciò sfiorò appena il suo sguardo fisso nella lontananza, le Sirene sparirono davanti alla sua risolutezza e, proprio quando era più vicino a loro, non seppe più niente di loro. 


Quelle – più belle che mai – si stirarono e si girarono, fecero agitare al vento i loro tremendi capelli sciolti e tesero le unghie sulle rocce. Non volevano più sedurre, volevano solo carpire il più a lungo possibile lo sguardo dei grandi occhi di Odisseo. 
Se le Sirene avessero coscienza, quella volta sarebbero state annientate. Ma sopravvissero, e solo Odisseo sfuggì a loro. A questo punto, si tramanda ancora un’appendice. Odisseo, si dice, era così astuto, era una tale volpe, che neppure la Parca del destino poteva penetrare nel suo intimo.

Egli, benché questo non si possa capire con l’intelletto umano, forse si è realmente accorto che le Sirene tacevano e ha, per così dire, solo opposto come scudo a loro e agli dèi la suddetta finzione.

E ci spiega Pietro Boitani in L’ombra di Ulisse, 1992, p.217:

Odisseo è un enigma senza ragione che noi vogliamo ad ogni costo penetrare proprio a causa del suo mistero. Egli si perpetua perciò in racconti che sono interpretazioni di altri racconti. Il paradosso di Kafka ci spiega infine perché l’ombra di Odisseo si circondi di ombra sempre più densa e si allunghi attraverso i secoli”.

NELLO SPAZIO

… attraverso i secoli e ora anche nello spazio.

L’anno dopo il film arrivammo sulla Luna, si realizzava il sogno di Meliès. A parte la Luna, nello spazio erano già transitati da anni un coniglio grigio, 42 topi, 2 ratti, mosche e un certo numero di piante e funghi. Per non parlare della cagnetta Laika e di Yuri Gagarin.

Perché dunque non arrivare anche noi danzando i valzer di Strauss, cercando di non far domande e godendoci con immensa gioia la versione restaurata del film?

2001 Odissea nello spazio

Gran Bretagna durata 141′

Titolo originale 2001: A Space Odyssey

Regia di Stanley Kubrick

Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester

 

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