CRIMEN di Mario Camerini

Prima di ogni altra cosa bisogna vederlo, questo è il cinema, signore e signori, tutto il resto è …noia, come accade, purtroppo spesso, quando si affollano davanti allo schermo, inesorabilmente muto, esperti eccellentissimi a sciorinare date, nomi, quisquilie e pinzillacchere atti a suscitar sbadigli e rumorose fughe dalla sala.

Era la festa del cinema in città, ieri, un figlio celebre, Luciano Vincenzoni (per la città eterna di Signore e Signori sarà sempre il figlio più intelligente) scriveva con altri grandi nomi soggetto e sceneggiatura per un miracolo del nostro cinema, Crimen.

Qualcuno all’ uscita ha detto: oggi con questo film ne farebbero dieci.

Ed è vero, e tocca aggiungere “purtroppo”. Complice la grande regia di Mario Camerini, nel 1960 al cinema si rideva, di gusto, con le lacrime agli occhi, e non ci si vergognava di ridere.

Ma poi, si vergognavano forse i togati e severi antichi romani quando arrivava Plauto e veniva giù il teatro (si fa per dire) dalle risate.

La commedia degli equivoci, gli scambi di persona, le fughe, le agnizioni, era già tutto lì da secoli, ma che dico? da millenni.

 

E finalmente arrivò il giorno in cui l’Italia piagnona e filistea, quella delle camicie nere e degli scudicrociati, dei morti ammazzati e e delle vite sprecate, riscoprì il bello del ridere, del castigare ridendo mores, e cinema fu.

Commedia all’italiana, la chiamarono, e nel calderone entrò di tutto, non sempre di qualità, ma era un prezzo da pagare.

Giravano per Cinecittà ragazzi in gamba, brutti, meno brutti ma bravissimi, donne belle, meno belle ma bravissime, il cocktail era perfetto.

C’era una storia vera del 1907 a dare il “la”, una vecchia nobildonna uccisa per i suoi gioielli a Montecarlo.

Grace e Ranieri sposi da poco riempivano pagine di Grand Hotel e le sartine piangevano di gioia, i rudi “moschettieri” di qualche decennio prima erano diventati dandies vanesi in cerca di fortuna o sfigati borgatari con le pezze al culo, la roulette girava, girava e girava, i sogni viaggiavano su treni non più a vapore e l’Italia cantava felice perché in tutte le case c’era la lavatrice.

Cosa serviva di più per mettere insieme un gruppo di grandi buontemponi a scrivere un film che non lascia tregua, si divora come un cannolo alla crema, si gusta fino all’ultima scena, al finale grandioso, a quella pagina di giornale con quelle  facce allineate da foto che solo nei commissariati di allora erano capaci fare?

Buona visione, inutile farla più lunga di così.

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Crimen

Italia 1960 durata 204′

regia di Mario Camerini

Musica : Pino Calvi
Scritto da: Rodolfo Sonego, Luciano Vincenzoni
Sceneggiatura: Rodolfo Sonego, Luciano Vincenzoni, Oreste Biancoli, Stefano Strucchi, Giorgio Arlorio

con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Dorian Gray, Franca Valeri, Silvana Mangano e Bernard Blier.

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