La terra degli uomini rossi di Marco Bechis

Non si può definire un capolavoro, nonostante l’impegno e la forza del messaggio (Mato Grosso do Sul, coltivazioni transgeniche sulle terre degli indios spodestati e ghettizzati, ricchi turisti birdwatchers in cerca di visioni esotiche e fazenderos troppo affaccendati per dar retta ai Guarani Kaiowà, quelli che nemmeno i gesuiti riuscirono, nel ‘600, a convincere al loro dio).

Il tema è dunque forte, e la passione civile di Bechis ancora una volta esplode tutta, ma il rigore di Garage Olimpo e Hijos, così serrato e anti-retorico, sembra lontano.

Qui c’è qualche forzatura nella caratterizzazione dei personaggi (la ninfetta figlia di ricchi, viziata e viziosa stile America oggi, non convince, troppo scontata; il guardiano semi-deficiente e assurdamente timido e dunque messo lì a far la guardia non si sa perchè, figura magari reale, ma nell’economia del film sembra posticcia), c’è una dilatazione in durata di alcune sequenze, che avrebbero guadagnato in intensità con qualche taglio; qualche stereotipo di troppo nello sguardo su una cultura non facile da trasferire con la necessaria distanza e oggettività sullo schermo.

Nonostante tutto, però, il film ha pregi indiscutibili e per alcuni versi una mano autoriale che va riconosciuta: pregevole è quel passare sapiente dall’ocra uniforme di una terra riarsa, a cui è stata prosciugata la linfa vitale, al nero notturno, totale, dove i sogni diventano incubi. Una fotografia capace di trasmettere significato, non sarà Herzog ma sa comunque il fatto suo.

Poi c’è la colonna sonora, originale, suggestiva, con sonorità settecentesche, europee, in contrasto pazzesco con quello che ti sta scorrendo davanti agli occhi.

Da vedere, senz’altro, pur sapendo che non assisteremo ad un miracolo del cinema e che, non essendo una storia ma la Storia dell’uomo, in una delle sue innumerevoli e poco edificanti sfaccettature, pecca di lunghezza eccessiva, il taglio documentaristico sulle due ore pesa un po’.

Ma perchè non dare un’occhiata, anche se solo con un film, a quello che riusciamo ad essere e fare contro uomini e cose? 

La terra degli uomini rossi

titolo originale:Birdwatchers

Italia, Brasile, 2008, durata 108’

di Marco Bechis

con Claudio Santamaria, Chiara Caselli, Matheus Nachtergaele, Leonardo Medeiros, Inéia Arce Gonçalves, Temily Comar, Ambrósio Vilhava, Camila Caetano Ferreira, Alicélia Batista Cabreira, Eliane Juca da Silva

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