Welcome Home di Tom Heene

Welcome Home è un film sul ritorno, perché prima o poi forse si torna a casa.

Magari dopo quarant’anni, come il sessantenne andato a far fortuna in Iran (o chiamiamola anche Persia, dice alla vicina di posto sul tram a cui sta raccontando di sè, capita di trovare sconosciuti loquaci e simpatici sui tram) e ora guarda una Bruxelles di vetro e acciaio, grattacieli e bandiere d’Europa al vento, nulla in cui ritrovarsi e “Bisognerebbe frustare gli architetti, come in Iran”, dice alla simpatica ragazza con lo zaino.

La ragazza è Lila, lei torna dopo soli tre mesi.

Ama Benij, ma ha sentito un gran bisogno di una vita solo sua, di non vederlo ogni giorno, e così ha girato un po’.

Welcome Home è un’opera prima, il giovane Tom Heene ha mestiere e passione, vive a Bruxelles ma è nato in un paesino delle Fiandre e sembra aver intercettato bene la lezione di Dumont, e infatti una citazione è perfetta: Lila e Benij, dopo un furibondo coito, ripresi dall’alto, in un incrocio chiastico di corpi nudi ricordano la celebre ripresa di David e Katya sul picco del deserto di Twentynine Palms.

Solo che qui siamo sul pavimento di una piccola cucina, in un appartamento popolare del quartiere di Bruxelles dove abita quel che resta di una realtà urbana respinta ai margini, espropriata di spazi e qualità della vita dall’arrivo di denaro a palate, portato dalla pletorica fauna di funzionari europei che vivono con opulenza di mezzi e nessun interesse all’integrazione sociale.

Bruxelles è il terzo personaggio del film, ha detto il regista in un incontro con il pubblico di Venezia69 (il film è stato presentato per La settimana della critica)

Una storia d’amore in tempi in cui non è facile viverla, spinte centrifughe che separano, forze di attrazione che uniscono, che scorrono negli amplessi di Lila e Benij, disperati nella ricerca di un senso al loro stare insieme e voler fuggire nello stesso tempo, nello sguardo del giovane upper class che sente che c’è molto che non va in quelle vite dorate, tra spinelli facili e feste alcoliche, quando guidare come pazzi per le strade di sera su ricche macchine può anche far catapultare sul selciato una ciclista di passaggio, e segnarne la fine, una volta per tutte.

La polizia fa gli opportuni rilevamenti, l’ambulanza parte a sirene spiegate, le luci della città continuano a splendere, come sempre, fino al mattino, quando la luce del giorno si stenderà, livida, sulle cartacce per strada prima che passi il camion delle pulizie.

Anni luce dagli antichi ritorni … Itaca non c’è più

… Itaca ti ha dato il bel viaggio,

senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. 


Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso


gia` tu avrai capito cio` che vuol dire Itaca.

Kostantin Kavafis

Welcome Home

Belgio, 2012 durata 70’

regia di Tom Heene

con Manah Depaw, Kurt Vandendriessche, Nader Farman, Felipe Mafasoli

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