GERSTEIN – IL VICARIO di Rolf Hochhuth

a cura di Sara Di Giuseppe

SILENZI

Ma questo carro-merci non è la barca

per l’Ade, né sono lo Stige

queste rotaie che portano in Polonia.

Hanno tolto agli dei anche l’inferno,

e nessun canto muove i suoi guardiani.

       [R.Hochhuth IL VICARIO ed.Wizarts, 1963]

Vi sono silenzi che pesano indelebili sulla Storia.

Quello del Vaticano e di Pio XII sullo sterminio nazista supera il tempo e non tollera assoluzioni, grava sulle coscienze dei responsabili di allora e di quanti – oggi come ieri – tentano di confutare, negare, perfino “giustificare”.

E vi è il silenzio a cui il nostro paese – incapace, a differenza della Germania, di fare i conti col proprio passato – ha consegnato l’imponente lavoro di Rolf Hochhut, Gerstein – Il Vicario, dramma teatrale in 5 atti, 1963, fin da quando – febbraio 1965 – la prima rappresentazione romana allestita da Gian Maria Volontè e Carlo Cecchi venne bloccata (centinaia di agenti di polizia, sette camionette, due camion e un cellulare…) e poi definitivamente vietata dal prefetto di Roma per i suoi contenuti “contrari alle norme del Concordato*.

E se in Germania Il Vicario è studiato nelle scuole e fin dal 1963 le repliche teatrali si moltiplicano [la prima – Berlino 1963, con Erwin Piscator – sarà seguita da numerose repliche e nel 2002 dal film di Costa Gravas, Amen.] nell’Italia dello Stato non-laico e concordatario, dell’esteso medioevo di ritorno nella società civile, della politica e dei media subalterni alle gerarchie vaticane, il volume è reperibile con difficoltà, e molto di rado i palcoscenici ospitano la poderosa riflessione storica e teatrale che è l’opera di Hochhuth.

Otteniamo complimenti e silenzi. O solo silenzi. Il Vicario è ancora un’opera scomoda(Marco Foschi).

Vincenzo Di Bonaventura

La riscrittura scenica che ne fa Vincenzo Di Bonaventura non sarebbe per noi nuova (numerose le repliche nel prezioso TeatrLaboratorium Aikot27 e altrove, da anni lontani fino alla più recente, 2017, con l’attore solista a rivestire più ruoli) se non fosse che “nuovo” il suo teatro lo è sempre, ogni volta che la macchina attoriale ri-crea il testo, re-agisce con esso e lo trasforma, così che il teatro sia per lo spettatore, come nell’utopia di Artaud, sacrale “luogo di purificazione”.

Vincenzo Di Bonaventura e Lirim Gela

E oggi, dal giovane gruppo di allievi e da una preparazione di sole 20 ore e pochi minuti fatta di ”apprendimento metabolico” che rigetta la piatta memorizzazione, scaturisce una partitura di rara intensità.

Teatro “necessario” (nella definizione di Erwin Piscator) che nella testimonianza ritrova un suo compito, teatro del testimone e perciò scomodo, spesso osteggiato, “bocca fiammante che trangugia il mondo” (Di B.).

 

L’opera dal canto suo – autentico capolavoro della letteratura mondiale – è in ogni sua parte teatro di “ sottile possanza emozionale” (Di B.).

Testo epico nella sua forma letteraria”, quello di Hochhuth è teatro politico che tratta “scientificamente in forma artistica” un implacabile materiale documentario, con la forza di una verità che non può essere negata senza negare la colpa; che “ricorda a tutti gli interessati – così Erwin Piscator nella sua Nota al Vicarioche era data loro la possibilità di scegliere, e che in realtà hanno scelto anche quando hanno creduto di non scegliere.”

LA SCENA

(foto di repertorio tratte dal film di Costa Gavras Amen. , 2002)

Ha la nudità desolata di luogo d’ogni luce muto, il perimetro dell’azione definito solo dall’avvicendarsi di cartelli:

casa di Gerstein a Berlino

casa Fontana a Roma

la Nunziatura a Berlino

la Taverna dei cacciatori a Falkensee

il Monastero

Auschwitz

LA NUNZIATURA A BERLINO  

Orsenigo e Hitler (foto di repertorio)

Si fronteggiano Cesare Orsenigo – Nunzio Apostolico a Berlino per l’intero periodo hitleriano – e il giovane gesuita Riccardo Fontana – rielaborazione drammaturgica di Bernhard Lichtenberg,** prevosto del Duomo di Berlino che di sua volontà condivise il destino degli ebrei a Dachau.

Mathieu Kassovitz (foto da Amen.)

Il serrato dialogo disegna una mappa e una cronistoria di eventi che schiacciano, la cui eco sinistra scuote i severi arredi della Nunziatura.Denunciare il Concordato della Curia con Hitler è l’accorata perorazione del gesuita, cui il Nunzio oppone il neutro e altezzoso gergo diplomatico di chi, pur testimone di deportazioni e persecuzioni, offre alla sua coscienza alibi e assoluzione:

Come Nunzio non ne ho l’autorità … Non è di mia pertinenza … Potrei anche intervenire per gli ebrei, ma solo per i battezzati … Ah ecco il nostro bravo padre che ci porta il tè, bravo, grazie, e un po’ di torta non c’è?

Il tratto magistrale dell’attore ne accentua la cordialità vigorosa di uomo di mondo, trascolorante dalla bonomia alla freddezza e dalla prudenza alla collera.

Il prelato conosce i massacri, e “… il Papa deve decidere cosa vuole, o la pace a tutti i costi con Hitler o darmi la libertà, che possa intervenire in modo risoluto… Londra parla di settecentomila ebrei, solo in Polonia… Lei sa come in Polonia si uccidono anche i preti… E Roma cosa aspetta, caro amico?...”.

Denunciare il Concordato dunque?

Oh no, al contrario caro amico, Hitler ci teme, non ha torto un capello al vescovo Galen che pure ha tuonato dal pulpito contro l’eliminazione dei malati di mente! Dunque calma, calma, giovane amico. Più saggio è affidarsi al “genio della vecchia Europa”, e la resistenza scaturirà dalle più profonde sorgenti della vita come sempre avviene in Occidente, quando un qualsiasi principio tenda a dominare in assoluto”.

Più saggio, anche, è confidare nella inevitabilità per Hitler di “ … venire a termini per forza, sarà lui a volerloDovrà fare i conti con la forza dei cattolici, dovrà capire quello che i suoi amici, il signor Franco e il signor Mussolini, hanno capito da tempo: solo con noi, solo con la Chiesa, non contro di noi, il fascismo è invincibile.

Gerstein e Orsenigo ( foto da Amen.)

I diplomatici equilibri della Nunziatura vacillano all’irruzione di Gerstein ***.

L’Obersturmführer delle SS Kurt Gerstein ha la voce rotta e il parlare convulso. Ha per il Vaticano un messaggio urgentissimo

Eccellenza, un messaggio che non può più attendere, nemmeno per un giorno, nemmeno per un ‘ora. Eccellenza torno ora dalla Polonia, da Belzec e Treblinka, ogni giorno diecimila ebrei, più di diecimila, Eccellenza, vengono uccisi, gasati…”

Allo scandalizzato Orsenigo che esclama:

Vada via, vada a dirle al signor Hitler, queste cose, il governo tedesco ha dichiarato che non è di mia pertinenza intervenire”…

l’Obersturmführer oppone l’ostinata passione che scardina i silenzi:

Voi rappresentate il Vicario di Cristo qui a Berlino, e siete capace di chiudere gli occhi, voi tacete, mentre ogni ora… Vedo giungere trasporti dall’Europa intera in queste fabbriche di morte, il Vaticano deve intervenire, Eccellenza! Solo il Vaticano ha oggi il potere di fare qualcosa! Ogni ora, Eccellenza, ogni ora nuove vittime: sono fabbriche, dove si uccide. Fabbriche, capite finalmente!

E’ un fiume in piena, Gerstein: le sue competenze di ingegnere e medico esperto di disinfezione gli sono valse l’incarico di procurare un metodo di morte più rapido del gas di scarico dei motori Diesel, poco pratico (i generatori si spengono continuamente) e troppo lento; impiegano anche venticinque minuti a morire, qualcuno prega, altri piangono, o stanno zitti, i più sanno già tutto, l’ODORE DEL GAS…

Eccellenza, il Vaticano scende a patti con Hitler… Se non parliamo, questo sangue ricadrà su di noi. “

Mostra invano  – ha già perduto …

Guardi qui, le prove! Gli ordini di Belzec e Treblinka per la consegna di idrocianuro; l’acido prussico vogliono da me, io appartengo ai reparti sanitari delle SS … Guardi …”

E’ ormai solo, e ha perso: il Nunzio ha lasciato frettolosamente la sala:

… Sono intervenuto già nel ’39, mi è stato imposto d’ufficio d’evitare ogni motivo di conflitto tra Roma e il suo governo … Iddio la benedica, Iddio l’aiuti, pregherò per le vittime”.

LA TAVERNA DEI CACCIATORI A FALKENSEE, BERLINO

 

E’ surreale cornice della scena seconda: accoglie nel tempo libero e al riparo dai bombardamenti gli alti gradi delle SS e della polizia tedesca.

Figure – i tratti caricaturalmente accentuati dall’attore solista – che realmente “idearono, organizzarono, commisero il più grande eccidio della storia”.

foto da Amen.

Conversano, sbocconcellano panini al prosciutto, giocano a bocce … sono il male assoluto eppure giocano a bocce, dirà l’attore). Il clima è cordiale e bonario.

C’ è Eichmann, il più zelante infallibile spedizioniere che sia mai stato al servizio della morte e – così lo descrive Hochhuth – “un pedante cordialone” (diverso dall’ossessivo-compulsivo automa del processo di Gerusalemme, nel filmato dell’Istituto Luce).

Vi sono esponenti dell’aristocrazia industriale della Ruhr; vi è il medico anatomista Hirt, collezionista di crani dell’Università di Straburgo (non sarà mai arrestato) e il Consigliere del Ministero per i territori occupati (“con i baffetti alla Hitler, piccolo e dimesso come un comodino da notte”); vi è il Dottore, col suo bastoncino di canna che usa per le selezioni ad Auschwitz, dotato di quell’affascinante cordialità che “gli faceva promettere ai bambini un pudding prima di essere gasati” (un demonio che ricavava dal suo lavoro il massimo piacere…)”.          

Si conversa con gioviale cameratismo di strategia bellica e di astuzia politica, di rivalità interne e di grandi affari, di musica e di tecniche per velocizzare la soluzione finale.

Dalla rilevanza scientifica delle comparazioni anatomiche dei crani condotte dall’accademico Hirti nostri discendenti dovranno un giorno sapere perchè la soluzione del problema ebraico fosse anche dal punto di vista scientifico assolutamente necessaria, all’elogio del Concordato concluso da Pacelli elemento d’inestimabile importanza quando abbiamo preso il potere” al rammarico che, per “quel miserabile pretaccio” (il vescovo Galen), il Führer abbia dovuto rinunciare all’eutanasia per i minorati psichici.”

Dialogano il conciliante Eichmann:

“…prima o poi si capirà che si vuol solo liberare dai patimenti i minorati: ma abbiamo tempo e non ci costa nulla

e l’ incalzante industriale Rutta:

Oh, signor Eichmann, costa e quanto, al governo, dover continuare a nutrire i minorati psichici”.

Si parla di grande musica (Ah la Messa in Si minore, è gioia trasfigurata!) col sensibile dottor Fritsche, lo Sturmbannführer che Hirt esorta a portargli vivi gli esemplari per la mia collezione – le dovranno pur capitare dei crani interessanti – dopo che avrò fatto le fotografie e le misurazioni li liquideremo a Strasburgo.

Ancora un equilibrio rotto dall’arrivo di Gerstein, in divisa grigia di ufficiale SS, affannato e in ritardo (viene dalla tempestosa sconvolgente visita alla Nunziatura).

Il suo rapporto sulla lentezza del monossido di carbonio per le camere a gas scandalizza, accende il dibattito fra Hirt (“Ma è orrendo, ragazzi, fate le cose più umanamente! Perché non sparate nel mucchio come in Russia?”) ed Eichmann (Provi lei a sparare su quaranta carri merci di gente nuda che grida. Anzi non gridano quasi più… Un simile spettacolo – anche se ha in corpo il novanta per cento d’alcool – rende insonni e impotenti, Professore, e noi qui in Europa ne dobbiamo lavorare buoni otto milioni), e poi l’impaziente curiosità: Com’è andato, Gerstein, il tentativo col cianuro?”

La menzogna disperata dell’Obersturmführer (l’esperimento non s’è potuto effettuare, il cianuro era già andato a male, non avrebbe funzionato, è stato seppellito sotto i miei occhi…) è accolta da un incredulo Eichmann: “Curioso, Gerstein, curioso, lo Zyclon B è stato provato sotto i miei occhi su seicento russi… è vero, il pomeriggio dopo alcuni russi erano ancora in vita, ma era la prima volta, son cose che non s’improvvisano con una magia, la stanza era piena zeppa come un secchio di aringhe… Oh non metto in dubbio il suo rapporto, il chimico è lei.

CASA DI GERSTEIN A BERLINO

E’ ancora su Gerstein che si apre la scena terza – il mattino dopo – e su Riccardo Fontana: questi solo per un soffio non ha incontrato il Dottore, poco prima in visita a Gerstein, insospettito dalla strana relazione dell’ufficiale sul cianuro (“Lei s’è imbattuto nell’angelo della morte di Auschwitzdice a Fontana).

L’incontro alla Nunziatura ha colpito profondamente il gesuita: la sua convinta passione (“Il Vaticano l’aiuterà. Lei e le vittime di Hitler”) si confronta col lucido disincanto del tedesco (“Da quando Londra ha dato la notizia sono passati due mesi buoni, senza che il Papa sia comunque intervenuto… Il governo polacco in esilio avrà già pensato ad avvertire il Papa direttamente… Il Generale dei Gesuiti a Roma da anni viene informato da agenti polacchi, da anni!).

Fontana è figlio di uno dei più alti funzionari laici presso il soglio, è dunque l’ultima speranza (Signor Gerstein io le garantisco che il Pontefice protesterà).

A quella speranza si aggrappa Gerstein (S’adoperi, intervenga, vada a Roma).

Sa che lui stesso non sopravvivrà al suo compito (… di questi tempi un cristiano, se è coerente, non sopravvive), ma occorre fomentare la ribellione contro gli assassini (Sono in gioco anche le anime di quelli che sanno, e tacciono), perché ovunque – in Francia, Ungheria, Olanda – la polizia collabora con zelo ad arrestare ebrei; “ Gli Ucraini fucilano essi stessi i loro ebrei, e dopo il massacro di diciassettemila ebrei a Majdanek hanno festeggiato ubriacandosi; in Polonia i vicini consegnano per denaro gli ebrei ai tedeschi. “I tedeschi sono i maggiori responsabili; il loro capo ha creato il progetto, ma gli altri popoli non sono migliori di questo”.

COME PUÒ ROMA TACERE?

IL MALE ASSOLUTO

Non banalità del male bensì male assoluto – che “ nella guerra si era soltanto perfezionato” (Carlo Bo) – le cui radici lontane affondano saldamente nell’odio: da Alessandria, nell’Egitto del 38 d.C. – il più remoto precedente della Shoah ****– ai pogrom dal Medio Evo a fine Ottocento, fino ai genocidi organizzati e scientifici del secolo breve.

Perchè l’odio – commenta Di Bonaventuraesso solo può essere costruito, raziocinato, strutturato, finalizzato a perdurare nei secoli. Lo è stato nella più grande caccia all’uomo della storia recente, forgiata con attitudine scientifica in un’Europa – allora come oggi – consapevole e inerte, e per questo corresponsabile non meno del suo Papa cattolico.

Lo è nel presente che muta i suoi nemici, inventa i suoi untori ed erige le sue colonne infami, ripara silente e complice nelle sue cattedrali, innalza i suoi muri e allestisce i suoi inferni – che si chiamino Libia o Dachau – consegna le sue dieci cento mille navi Exodus all’abissale silenzio dei mari.

Note e breve cronistoria dell’opera

da non solo cinema – https://www.nonsolocinema.com/Il-Vicario-di-Rolf-Hochhuth_15951.html

“1963 La pièce viene pubblicata in Germania e subito rappresentata a Berlino, il 20 febbraio dello stesso anno al teatro Frei Volksbuhne dal regista Erwin Piscator. Esplode la polemica. Il Vaticano è costretto ad affrontare la questione e ad aprire gli archivi.
– 1964 In Italia il testo viene pubblicato da Feltrinelli.
– 1965 Il Vicario viene messo in scena da Carlo Cecchi e Gian Maria Volontè al circolo “Letture nuove” al centro di Roma. La rappresentazione è clandestina.
Esplode la polemica in Italia. Il dibattito è violentissimo. Intervengono le forze dell’ordine, seguono scomuniche, divieti, lo spettacolo è interrotto, gli intellettuali si confrontano, il pubblico si interroga e poi più nulla.
– Successivamente del testo cominciano a perdersi le tracce. Feltrinelli non lo pubblica più.
Nessuno lo mette più in scena, anche se qualche tentativo non manca. Il testo fino ad oggi è stato particolarmente difficile da recuperare.
Recentemente una piccola casa editrice di Porto Sant’Elpidio, la Wizarts, lo sta ripubblicando.(questa comunicazione va aggiornata, la piccola casa editrice è stata “costretta” a trasferirsi in Svizzzera ed è reperibile qui: Wizarts editor Rocco Marcozzi Editeur.   Naturalmente la ripubblicazione de Il Vicario non è all’ordine del giorno)

Nel resto d’Europa per più di quarant’anni, grazie al Vicario, l’argomento è stato oggetto di dibattiti e riflessioni. Numerosi studiosi si sono interessati all’argomento ed hanno scritto libri e trattati partendo da quello spunto. Nel 2002 il regista Costa Gavras realizza Amen. , un film ispirato alla pièce. Oliviero Toscani ne realizza la locandina, che verrà censurata.”

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* l’Unità, 14 febbraio 1965

Brutale provocazione contro la libertà e la cultura – La polizia assalta il circolo dove si provava il Vicario – Indignazione nel pubblico dei critici teatrali e degli uomini di cultura – Violenze e fermi – Gian Maria Volonté e i suoi attori decidono di rimanere nel locale assediato dai poliziotti finché la presentazione non sarà consentita”.

Dal pezzo dedicato all’avvenimento:

Una cinica e brutale aggressione poliziesca ha impedito che ieri sera nel circolo “Letture nuove” al centro di Roma si svolgesse la prova generale del Vicario di Rolf Hochhuth, alla quale erano state invitate alcune decine di persone: i critici dei maggiori settimanali di Roma e Milano, i corrispondenti dei importanti giornali stranieri, personalità della cultura come Alberto Moravia; Bruno Zevi; il poeta spagnolo Rafael Alberti,(…) l’editore Gian Giacomo Feltrinelli. Oltre un centinaio di agenti, in pieno assetto di guerra, hanno bloccato l’ingresso della piccola sala dello spettacolo, ricavata nello scantinato di un vecchio edificio ecclesiastico non più adibito al culto, in vicolo Belsiana (presso via Condotti) dove da qualche settimana un gruppo di giovani attori, guidati da Gianmaria Volontè, stavano rappresentando il polemico dramma (già rappresentato in larga parte del mondo civile), che chiama in causa, come è noto, le gravi responsabilità di papa Pacelli nei confronti dei crimini nazisti. Le poche persone che , giunte in anticipo sul luogo della prova, avevano già preso posto nella minuscola platea, sono state cacciate in malo modo, tra di esse vi erano diversi giornalisti stranieri (del New York Times, del Times e dell’Observer di Londra), fra gli altri che hanno elevato, ma vanamente, le più indignate proteste. Intanto, tutte le strade vicine venivano bloccate dagli automezzi dagli automezzi della Ps e della Celere (…); uno schieramento massiccio, chiaramente provocatorio, smisurato rispetto alle stesse (e penose) giustificazioni legali dell’operazione.”

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** Il giovane gesuita Riccardo Fontana dell’opera di Hochhuth e del film di Costa Gavras fu nella realtà Bernhard Lichtenberg, prevosto del Duomo di Berlino, che di sua volontà condivise il destino degli ebrei a Dachau. Fermo oppositore del regime nazista, fu arrestato con l’accusa di attività sovversiva. Alla proposta della Gestapo di libertà se avesse giurato di astenersi dal predicare per tutta la durata della guerra, Lichtenberg chiese invece di poter accompagnare i deportati ebrei e cristiani a Dachau. Durante il viaggio si ammalò gravemente e morì per gli stenti il 5 novembre 1943

Il 7 luglio 2004 Yad Vashem ha riconosciuto Bernhard Lichtenberg “Giusto tra le Nazioni”.

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*** Kurt Gerstein figura reale, “personaggio misterioso, ambiguo e abissale”, il suo nome è iscritto sul monumento alle vittime del fascismo per volere della Comunità Israelita di Parigi.

Kurt Gerstein

 Ulrich Tukur nella parte di Kurt Gerstein in AMEN. di Costa Gavras

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**** Clara Kraus Reggiani, Storia della letteratura giudaico-ellenistica, Mimesis, 2008

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Riscrittura scenica di Vincenzo Di Bonaventura

con Vincenzo Di Bonaventura, Simone Cameli e il Gruppo Teatrale Aoidos –

Ospitale delle Associazioni – Grottammare Paese Alto – 27 Gennaio 2019  

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Le immagini presenti nell’articolo appartengono ai rispettivi proprietari e sono utilizzate al solo scopo di corredare il testo.

 

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