Hitler, ein Film aus Deutschland – A proposito di memoria

 “Hitler è stato la più grande star dello spettacolo. Io voglio ucciderlo con le sue stesse armi: con Wagner, con il fantastico, con la realtà di un paese che lo ha voluto e amato”.

Hans-Jürgen Syberberg

 Una storia cinematografica, quella di Hans-Jürgen Syberberg, iniziata nel 1965 con una serie di documentari.

Il primo lungometraggio Scarabea, Di quanta terra ha bisogno un uomo? è del 1969 e Hitler, ein Film aus Deutschland  del 1977 si colloca al centro della sua carriera di cineasta.

Terza parte di una trilogia (Ludwig II – Requiem für einen jungfräulichen König, 1972; Karl May, 1974) in cui il regista rappresenta la cultura tedesca da Wagner ad Hitler, il film su Hitler, nella sua dimensione titanica (quasi sette ore), pone il popolo tedesco di fronte al proprio passato traumatico (“impossibile da ricordare e impossibile da dimenticare” è stato detto) costringendolo a riflettere sulla sua colpa.

 

Hitler, ein Film aus Deutschland è stato trasmesso in edizione originale per la prima volta in Italia con sottotitoli da Rai3 in “Fuori Orario” nella notte tra il 24 e il 25 Aprile 1999.

Dura 7 ore e 15 minuti ed è diviso in 4 parti:

  1. Il Graal
  2. Un sogno tedesco
  3. La fine di un racconto d’inverno
  4. Noi figli dell’inferno

La musica è uno degli elementi caratterizzanti del film.

Il preludio del Parsifal di Wagner è la base sonora.

Sfilate naziste, filmati di repertorio e gallerie di foto d’epoca sono accompagnati dall’inno nazionale tedesco Deutschland, Deutschland über alles e marce militari.

Sui titoli di testa uno jodler, lungo tutto il film brani da Beethoven, Mozart, Haydn Mahler.

Il testo:

Smisurato, straniante e straripante, un loop che sembra non aver mai fine, attori, marionette, fondali in continuo movimento, filmati di repertorio e foto d’epoca, un tappeto sonoro denso e in costante variazione, effetti speciali visionari, onirici e iperrealisti: Hitler – Un film dalla Germania è una messa in scena di 429 minuti tenuti insieme da una voce narrante in un discorso ininterrotto, complesso, irto, che argomenta per legami analogici, organizza ricostruzioni storiche, usa stilemi propri della filosofia e della letteratura e ruota senza tregua intorno al tema-base:

Hitler, il potere, la sua eredità nel mondo contemporaneo.

Attori di una rappresentazione poliedrica, teatrale e cinematografica insieme, recitano in intermezzi rivolti ad un pubblico virtuale, declamano, leggono, danno voce a marionette che manovrano in una performance che ricorda il teatro kabuki, si muovono in uno spazio claustrofobico, irreale e iperreale insieme, dove il ricco repertorio simbolico tipico del teatro espressionista si arricchisce con le potenzialità tecniche del cinema.

Nel 2017 il film ha compiuto quaranta anni e all’uscita ebbe la sorte inspiegabile e amara dei capolavori stroncati o, peggio, ignorati. Spietato, sarcastico, alienante, un lunghissimo incubo cinematografico che avvolge con spire sempre più strette e lascia stremati. Uno sturm und drang che piomba con tutto il suo peso sulle nostre difese istintive e le tramortisce, così che siamo costretti finalmente ad ammettere, senza più veli di ipocrisia, che Hitler è in noi, Hitler è tutti noi.

Agghiacciante? Non come sembra. L’abbiamo tranquillamente accettato e Syberberg si è dato molto da fare per dimostrarlo.

E ci è riuscito, alla grande, dunque andava neutralizzato ignorandolo.

 

Susan Sontag

 Un autorevole punto di vista critico:

” Per ritrarre Hitler viene esaminato  il nostro rapporto con Hitler (il tema è “il nostro Hitler”, l’”Hitler in noi”), e gli orrori del nazismo, giustamente non assimilabili, sono rappresentati nel film di Syberberg come immagini o segni …

Questa desolata allegoria è progettata per contenere moltitudini, nella loro forma contemporanea, postuma. È davvero la terra dei morti, un Valhalla cinematografico. Dal momento che tutti i personaggi del melodramma nazista sono morti, ciò che vediamo sono i loro fantasmi – come pupazzi, come spiriti, come caricature di sè stessi.

Syberberg ha realizzato un film che è allo stesso tempo spoglio e lussureggiante, discorsivo e spettacolare.

Hitler, un film dalla Germania, è un lavoro che richiede un particolare tipo di attenzione e partigianeria. Dopo aver visto Hitler, un film dalla Germania, c’è il film di Syberberg, e poi ci sono gli altri film che si ammirano”.

 Susan SontagHitler secondo Syberberg, The New York Review of Books, 21 febbraio 1980,trad.it. in Sotto il segno di Saturno, Einaudi, 1982:

Hitler, un film dalla Germania

Germania durata 410′

Titolo originale Hitler – ein Film aus Deutschland

Regia di Hans-Jürgen Syberberg

Con Harry Baer, Johannes Buzalski, Alfred Edel, André Heller, Peter Kern

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