Il postino suona sempre due volte di Tay Garnett

Ancora Edward Hopper, Gas o anche Four Lane Road, per suggerire scenografie ad un deserto spaziale ed esistenziale, pompe di benzina, avamposto della modernità, in una strada solitaria, ma prima o poi qualcuno arriverà, forse un postino, e suonerà alla porta, per la prima volta.

Gas di Edward Hopper

Four Lane Road di Edward Hopper

La casa-pub di Cora e Nick sullo sfondo, bianca, tetto spiovente (lo immaginiamo rosso mattone), finestre come occhi vuoti, Gasoline in primo piano.

Man Wanted, c’è un cartello incollato al palo, ma si cerca un cameriere, per ora, non un fuorilegge.

Frank Chambara arriva in autostop, ha la faccia pulita di John Garfield, niente del fascino luciferino alla Jack Nicholson.Neanche Cora, Lana Turner, l’angelo biondo, in un trionfo di bianco che abbandona per il tutto nero solo per il funerale della madre, neanche Cora sembra l’incarnazione della sensualità repressa ed esplosiva come Jessica Lange.

Le leggi allora vigenti (1946) in fatto di censura non avrebbero permesso di più, ma c’è da dire che, pur non essendo una mammoletta, la Cora di Garnett è piena di ritrosie e dubbi, ha una sua etica adulterina, se tradisce il vecchio e molle Mick lo fa per amore.

C’è qui un fascino anni quaranta che punta su altro, e dal romanzo di James M.Cain arriva sulla scena un’America on the road dove cammina Frank, uno che non si ferma in un posto più di tanto, ma Mick lo afferra e lo trascina dentro, non avrebbe dovuto farlo, ma a volte il destino va aiutato.

Il posto era vicino all’autostrada, alla periferia di Los Angeles……” dice la voce narrante di Frank “…può darsi che il mio futuro cominci adesso”

“Forse ci incontreremo ancora” lo saluta, presago, il procuratore Kosts (Hume Cronyn) che gli ha dato il passaggio.

Una volta risucchiato dal locale Frank ha il destino segnato, e comincia dalle gambe di Cora, la macchina sale su piano, dai piedi calzati in bianche scarpine fin su, su, al bianco turbante da cui  spunta un ricciolo biondo.

Campo e controcampo, la storia è questa,e finirà sul patibolo.

Tutto perché Frank è uno sprovveduto con giusta carica ormonale, lei si vuol tanto innamorare di qualcuno, ha sposato Mick solo per farla finita con la lunga serie di uomini che volevano solo quello, il tipo era un discreto partito, in fondo lei gli è affezionata e da quel locale si aspetta molto, “diventerò qualcuno”, ripete spesso.

Come ciò possa accadere sui bordi di un’autostrada americana lo sa solo lei, e in effetti, ad un certo punto, quando, dopo il vario intrigo della vicenda e aver fatto fuori il marito, le cose sembrano andare per il meglio, organizza un déhors  con tavoli e fiori finti che sembra di stare da Rosati a P.za del Popolo a Roma.

Ma andiamo avanti.

L’approccio del giovane è di quelli originali: raccoglie il rossetto che lei ha fatto rotolare ai suoi piedi e:“E’ caduto a lei?

Poiché il locale è vuoto non si può sbagliare, sì, è caduto a lei.

Breve passerella in short, piccolo ritocco alle labbra e via su per le scale, mentre lui, distogliendo lo sguardo dalle grazie posteriori di lei, si accorge che l’hamburger offerto da Mick, momentaneamente assente, sta bruciando.

Mick torna, tutto contento del nuovo assunto gli comunica che la biancovestita è sua moglie.Lui resta basito e pure noi, che ci fa una diva dei telefoni bianchi ai bordi dell’autostrada?

L’unico a cui tutto, ma proprio tutto, sembra normale è il nostro povero Mick, che fa fatica pure a morire, prima nella vasca da bagno (manco fosse Agamennone) ma salta la corrente, un gran botto, tutti si spaventano  e lui resta solo tramortito dal colpo in testa che gli dà Cora, poi, finalmente, buttato giù con la macchina lungo la scarpata.

Ma la giustizia sempre trionfa e il procuratore Kosts, inquietante figura con baffi sottili, Borsalino in testa pure a 40 gradi e vestito scuro con cravatta e fazzoletto nel taschino, non li molla, ha sospettato della coppia diabolica fin dal primo istante (e come avrà fatto a sospettare vedendo quel trio così affiatato?).

L’indagine è lunga, si susseguono colpi di scena a ripetizione, trattandosi di un noir/giallo/thriller mai rivelare più di tanto, si arriva alla fine.

In tribunale il gioco è sopraffino, tutte le strane vie che la giurisprudenza conosce sono percorse, compare un avvocato della difesa che forse ha fatto il tirocinio con Al Capone, ma alla fine Frank deve pagare.

Ripreso frontalmente, con l’ombra della grata della cella che si stampa minacciosa sul muro alle sue spalle, dice al confessore una frase indimenticabile:

La giuria si ritirò per cinque minuti (forse per un caffè, ipotizziamo) , il giudice, emanando la sentenza, disse che avrebbe avuto per me la stessa considerazione che si ha per un cane rabbioso” (immaginiamo ora un giudice che dica questo ad una giuria di animalisti!).

Quello che al nostro Frank però più preme, ora, è che Cora, dall’altro mondo dove nel frattempo è finita sempre per guida disattenta, sappia che lui non la voleva uccidere, che è stato uno sciocco equivoco, ma che se riesce a pensare questo andrà felice al patibolo.

Il padre confessore, con voce calda e confortante gli dice “Possiamo sperarlo”.

Questo sarebbe un bel finale da cui uscire edificati e commossi se non rientrasse quel fottutissimo procuratore Kosts ben pettinato (in carcere si toglie il cappello) e che finge pure rammarico, dopo che l’ha fatto condannare ingiustamente!

Hume Cronyn

Naturalmente lui ha ben altre prove e gliele sbatte davanti proprio lì, come se stesse parlando sui bordi di un campo da golf.

E per l’ultima volta, a meno che non si riveda il film, chiamerà Frank “giovanotto”.

E’ come quando stai aspettando una lettera che non vedi l’ora di ricevere, e tu vai su e giù davanti alla porta, per paura di non sentire il postino.Non tieni conto che il postino suona sempre due volte” dice Frank che ha capito.

Ed è vero, provare per credere, i postini suonano sempre due volte!

Il procuratore sembra invece non capire niente e dice un: “E’ vero, più o meno”, che forse si riferisce al fatto che lui non è mai in casa, perso ad inseguire delinquenti, e quindi non lo sente  suonare neanche la prima volta.

Padre, chieda la grazia al Signore che mi faccia rimanere con Cora, dovunque lei sia” sono le ultime parole di Frank.

Ma chissà dov’è finita Cora!

 

Il postino suona sempre due volte

titolo originale: The Postman Always Rings Twice

USA, 1946 durata 113’

regia di Tay Garnett

con Lana Turner, John Garfield, Cecil Kellaway, Hume Cronyn

 

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