La sala professori di Ilker Çatak

Chi nella vita ha trascorso gran parte del suo tempo in sala professori ha quasi il dovere di vederlo e confrontarsi.

E il confronto è durissimo, la sovrapposizione con la sua esperienza devastante.

Possono non succedere le stesse cose, d’accordo, nazioni diverse, forse qualcuno dei colleghi ancora fa celebrare rituali strani, qualcosa tra la preghiera e lo scongiuro, chissà, come la prof del film all’inizio della lezione, da noi un’insegnante di matematica che faccia anche educazione fisica non esiste neanche nella fantasia più sfrenata, ma il resto c’è e non è bello.

Senza andare a circostanze ed episodi che vedrà chi andrà al cinema, parliamo di come esce dal film la scuola, la c.d. agenzia di formazione base in tempi in cui di formazione si occupano social e media di vario genere.

Esce male, molto male, e non ci stupisce.

Abbiamo delegato, ma che dico? Abbiamo mollato tutto senza chiederci a chi.

Ai governi? Certo, negli ultimi 40 anni un successone, ministri incompetenti in una girandola di nomi da Gotha dello stupro dell’istruzione; famiglie di cari bambocci pronte a dare addosso a chi si permetteva di dire che i figli non erano quel capolavoro di santità e bravura che credevano; opinione pubblica pronta a demonizzare, quando va bene, a disinteressarsi di un lavoro screditato, malpagato e in area di parcheggio, quando va male.

Quello che contava per i cari pupi era il dopo, gli stages all’estero, i percorsi privilegiati che avrebbero aperto fulgide carriere.

La nostra brava Carla Nowak (Leonie Benesch) già vista nel Nastro bianco di Haneke, alla scuola ci crede, è al primo incarico e, come va sempre, crede nella missione (sì, questa era una parola ricorrente ai bei tempi, oggi fa quasi ridere).

E così approda in quel nido di vipere che è la sala professori.

Perché di vipere? Provate a ripensare a quel famoso esperimento in cui molti topi sono ammucchiati in una gabbia con pochissimo spazio. L’aggressività che sviluppano è esponenziale e non è data certo dal loro carattere. Si diventa cattivi, non si nasce.

E allora cosa aspettarsi da una classe di lavoratori sfruttata e frustrata?

Carla Nowak (Leonie Benesch) non ci sta e reagisce, contro i colleghi e i genitori.

Farà la fine che farà, il film ha il finale aperto come è giusto che sia con le cose di questo mondo, resta l’amaro in bocca di chi film sulla scuola ne ha visti, ce ne sono stati anche di buoni, ma amaro come questo mai, e soprattutto vero.

Le cose che accadono sono uno spaccato dei tempi che corrono, si tratta di una scuola media, una delle fasce più difficili da gestire, Germania o Italia le cose non cambiano.

 Bene, My Movies elenca i temi : scuola, educazione, verità, principi morali, società, sistema, giustizia, colpa.

E con buona dose di ottimismo il recensore crede che il film scatenerà un dibattito.

Lo aspettavamo anche quaranta anni fa, il dibattito, ma come Godot non è mai arrivato.

La scuola è un mondo a parte, una bolla dalle pareti oscurate, una monade senza porte né finestre, un cerchio chiuso che solo chi ci vive conosce, capisce, certo ama, perché accade anche di amarlo, ma quando ne esci ti accorgi che era illusione e neppure torni a rivederlo, non riesci perché la strada non c’è.

E allora ripensi alla sala professori: simpatie e odi, scontri e incontri, dispettucci reciproci e grandi progetti vanificati da budget miserabili, presidi in carriera (credono loro), tranne rare eccezioni penosi travet che ripetono assurde liturgie annuali nei collegi dove dormire in ultima fila capita a molti, in alternativa si litiga come galli in un pollaio.

Furtarelli, come nel film, ne capitano, un tempo l’extracomunitario non c’era, ma c’era sempre lo sfigato, magari in odore di omosessualità, a cui i compagni infilavano un salame nello zaino.

Insomma niente di nuovo, questo film, girato benissimo con attori eccellenti, sarà presto dimenticato e la sala professori continuerà ad essere croce e delizia di chi non ha trovato di meglio da fare nella vita, o magari lo ha scelto lui/lei, dannatamente convinto di fare la cosa giusta.

La sala professori

Germania durata 98′

Titolo originale Das Lehrerzimmer

Regia di Ilker Çatak

Con Leonie Benesch, Leonard Stettnisch, Eva Löbau, Michael Klammer, Anne-Kathrin Gummich

 

_____________________

Le immagini presenti nell’articolo appartengono ai rispettivi proprietari e sono utilizzate al solo scopo di corredare il testo.

Potrebbero interessarti anche...