Air Doll di Hirokazu Kore-eda

 

La “bocca di leone” deve morire prima o poi, altrimenti il mondo ne sarebbe invaso – dice Junichi a Nozomi.

Difficile da capire – risponde Nozomi con un sorriso smarrito, e accarezza la piantina che sta appassendo fra i grattacieli di Tokyo.Sullo sfondo, una sopraelevata raccorda lo spazio degli uomini e lancia il suo profilo aereo nello spazio.

Dalla graphic novel di Gouda Yoshile Nozomi  è una Kuki Ningyo approdata al cinema senza confini tra realtà e irrealtà di Kore-eda. 

Nozomi è Candy Lovely girl, un vecchio modello economico da 5980 yen di bambola gonfiabile che ora se ne va in giro con Junichi per la città, a vedere l’oceano e poi al parco.

Una bambola uscita con un difetto di fabbrica, ha un cuore, ma è pur sempre “una bambola gonfiabile, un mezzo per dare sfogo alle loro pulsioni sessuali” come si ripete a volte Nozomi.

E’ necessario dirselo perché bisogna tornare a casa dopo le innocenti incursioni diurne sul mondo, piene di scoperte e di stupore infantile. Il padrone è al lavoro, ma a sera bisogna fingere di essere la sua bambola, farlo sfogare in quella oscena, disturbante vagina di plastica, estrema sintesi che Kore-eda ci propone della sexual way of life del maschio post-moderno.

Un bel giorno Nozomi finirà rottamata nello sgabuzzino, la sostituta è nuova, più costosa, più sexy, capelli lunghi, insomma fatta meglio per il surrogato di vita del catatonico cameriere di mezza età, asettico nel suo montgomery beige, che neanche guarda la commessa che gli incarta il DVD che compra a corredo delle performances serali a base di caucciù e fantasia. Meglio così, prima o poi  si sarebbe accorto della strana  somiglianza della sua bambola in libera uscita con la commessa del Cinema Circus, megastore di DVD e gadget vari, dove Nozomi si sta facendo una cultura sui film per aiutare i clienti che non ricordano i titoli.

Lì il cuoricino di Nozomi batte felice quando Junichi la interroga:

Qual è quel film diretto da Steven King con River Phoenix quando aveva solo 15 anni?

e lei  risponde giusto:

Stand by me!

Wow, è felice, il  cuoricino batte in sintonia con i suoi vestitini di organza e piquet che danzano intorno al suo corpo di fuscello, completato dalla borsettina piena di piccole cose di nessun conto che raccoglie qua e là, anche dai sacchi dei rifiuti non combustibili, perché Nozomi vede la bellezza nei vetri colorati, nel suono di una moneta dentro una bottiglia, nel prisma di luce riflesso in un anellino di bigiotteria.

Sembrano origami quegli abitini pastello avvolti intorno al suo corpo affusolato, i bambini le danno la mano mentre cantano in fila indiana “Non copiarmi signor Eco, signor copione”, la piccola Mao che festeggia il compleanno sola con il papà le strizza l’occhio complice quando, come lei, Nozomi butta il boccone sotto il tavolo di nascosto, e alla fine le regala anche la sua bambola, una bambola vera.

Fra un po’ Nozomi sarà sepolta sotto quel mucchio di spazzatura dove è finito il suo corpo effimero, però quella domenica ha visto l’oceano con Junichi, per la prima volta.

Erano di spalle.

Anche da qui puoi sentire l’odore del mare, mi ricorda l’infanzia- dice Junichi

Cos’è la vecchiaia? – chiede Nozomi – Cos’è la morte?

Cosa vuoi sapere ancora?

Voglio sapere di più su di te

Ma … ora…  Junichi dov’è?

Sull’autobus Nozomi è sola col suo quaderno, disegna il ritratto di Junichi, e poi fiori, stami, pistilli e insetti.

E’ donna e angelo non meno di Laura o Beatrice, ma non ha paradisi verso cui guidare, può al massimo rendere felice per un attimo Odagiri Joe, il suo creatore, rispondendo sì alla sua domanda:

Tutto quello che hai visto in questo mondo era triste? Non c’è stato proprio niente di bello?

Sì, il bello può essere anche soffrire, “avere un cuore è doloroso”, e lei l’ha scoperto subito, il vecchio sulla panchina glielo diceva che esistono insetti che muoiono due o tre giorni dopo la nascita, il loro corpo è vuoto, non hanno né stomaco né intestino, ma sono pieni di uova.Creature che nascono solo per dare la vita, come gli umani, non poi così diversi, senza uno scopo.

Perché un cuore, allora? So Kokoro, sì un cuore, e perché in una bambola?

Dubito che anche Dio sappia perché gli umani che ha creato hanno un cuore – è tutto quello che sa risponderle quella specie di Mastro Geppetto.

Forse la poesia può spiegare… Non conosci la poesia? le chiede il vecchio.

Sì, la poesia arriva, con la voce di Nozomi, mentre scorrono immagini di supermercati e quotidianità varia:

La vita è…

sembra che la vita sia fatta da non poterla portare avanti da soli, proprio come per i fiori non è sufficiente avere pistilli e stami, un insetto o la brezza devono inserire un pistillo in uno stame.

 La vita, da sola, cerca di compensare quelle carenze che solo un altro è in grado di colmare

 Sembra che il mondo sia la somma degli altri, e ancora non sappiamo né ci viene detto che ci compenseremo l’un l’altro.

Portiamo avanti le nostre vite perdenti ignorandoci completamente l’un l’altro o altre volte ci permettiamo di trovare la presenza dell’altro sgradevole.

Come mai il mondo è costruito in maniera così vaga?

Un tafano illuminato dal sole vola vicino ad un fiore appena sbocciato. Anch’io potrei essere stato il tafano di qualcuno.

Forse anche tu una volta sei stato la mia brezza.

 Soffierò l’aria dentro di te – sono le ultime parole che le ha detto Junichi, quell’aria che è svuotamento e riempimento, soffio vitale, pneuma, e morte della vita, amore e pompa in plastica a soffietto.

titolo originale:Kuki Ningyo

Giappone 2009 durata 125’

di Hirokazu Kore-eda

con Doona Bae, Joe Odagiri, Sumiko Fuji, Masaya Takahashi, Terajima Susumu, Yo Kimiko

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