Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino

Call me by your name è una tenera e dolorosa storia d’amore.

Come tutte le grandi storie d’amore non può che contenere dolore misto a felicità pura, breve, come un’estate.

E come l’estate sparisce così in fretta che si passa il resto dell’anno a chiedersi se c’è stato davvero il tempo dei tuffi nell’acqua gelata, delle corse fra i campi in bicicletta, delle bevande ghiacciate e degli amori notturni sulla spiaggia, così un amore diventa subito un ricordo, e si resta soli in stazione davanti ad un treno che parte e non si riesce neppure a piangere.

Guadagnino alla regia e Ivory alla sceneggiatura, il romanzo d’esordio dello scrittore statunitense André Aciman, pubblicato in patria nel 2007 e portato in Italia da Guanda e due interpreti, Elio (Timothée Chalamet), un diciassettenne residente in Italia, “in qualche posto dell’Italia del Nord” recitano le didascalie. e lo studente americano Oliver (Armie Hammer) che la famiglia di Elio, padre studioso e archeologo, ospita per sei settimane di studio nella grande casa di campagna d’estate.

Famiglia di ebrei quella di Elio, si parlano più lingue, si legge molto, si fa musica, si cucina kasher ma anche no, genitori liberal, sorridenti, aperti al mondo e senza pregiudizi, una figlia adolescente e il giovane Elio, un efebo di ellenistica memoria, riccioluto e bellissimo, non molto alto, bruno tanto quanto Oliver è biondo e altissimo.Oliver appartiene anche lui alla comunità ebraica statunitense e lì dovrà tornare dove l’aspettano doveri decisamente più tradizionali.

Elio è un diciassettenne ancora nel pieno del turbinìo ormonale adolescenziale, Oliver è un giovane Apollo ventiquattrenne che tutte le ragazze vorrebbero per sé.

L’amore fra i due si fa strada dolcemente e lentamente, ed è come lo sbocciare di un fiore, delicato e un po’ straziante, come la poesia di Antonia Pozzi, una poetessa che Elio deve amare molto se ha prestato il libro ad un’amica.

E’ un’Italia bella, anni ’80, quella che li circonda, in campagna, sul lago, in città. Forse esistono ancora posti così o forse è la fabbrica di sogni del cinema che aiuta a crederlo, certo è la cornice perfetta per un amore che ha la freschezza degli amori giovanili e lo struggimento delle cose che, inevitabilmente, finiscono.

Trovare la felicità, esserne travolti, e poi rinunciarvi.

Restano i nomi, scambiati, io sono Elio, tu sei Oliver, si diventa una cosa sola, così.

Questa è la storia, un crescendo di passione e sensualità che avvolge i due protagonisti, li porta alla scoperta di qualcosa che ignoravano, il “demone dolce/amaro” di saffica memoria, un’onda lentissima ma inarrestabile.

Eros ha sconvolto il mio cuore,
come un vento che si abbatte sulle querce sulla montagna.

Saffo, fr.42

E poi c’è la vita, il tempo. le cose, gli altri. Il ricordo, forse, per il resto della vita.

Ma i due giorni prima della partenza di Oliver, fra i boschi e le cascate in montagna, le piazze deserte di un borgo antico e quattro ragazzi che ascoltano musica con un walk man, sono gioia, nient’altro:

Gioia di cantare come te, torrente;
gioia di ridere
sentendo nella bocca i denti
bianchi come il tuo greto;
gioia d’essere nata
soltanto in un mattino di sole
tra le viole
di un pascolo;
d’aver scordato la notte
ed il morso dei ghiacci.

Antonia Pozzi

Una sceneggiatura e una regia curate nei dettagli, nulla troppo e nulla troppo poco, un’avventura umana che si snoda dentro scenari perfetti, la giusta misura nel suggerire, inquadrare, far capire, Call me by your name è l’unico film italiano (ma con grandi credits stranieri) candidato agli Oscar.

Miglior film, miglior attore protagonista, Timothée Chalamet, miglior sceneggiatura non originale (adattata da James Ivory) e miglior canzone originale (Sufjan StevensMistery of love).

Li merita, tutti, il lungo sviluppo della storia convince gradualmente, quasi impercettibilmente, che è giusto così.

Inquadratura finale, Elio che piange dopo la telefonata dall’America di Oliver. E’ la festa di Hannukkah e la casa riaperta per le vacanze invernali splende di luci.

Chiamami col tuo nome

titolo originale: Call me by your name

Italia Francia 2017 durata 130’

regia Luca Guadagnino

 con Armie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Casar, Esther Garrel

sceneggiatura James Ivory

musica originale Sufjan Stevens

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