Colpire al cuore di Gianni Amelio

 

Analizzato con ottime lenti in tutta la sua problematica complessità già nell’’83 da Grazzini, che sul Corriere del 1 aprile ne registrò tonalità, rimandi, sfaccettature,dinamiche dei sentimenti e specificità del linguaggio, a noi oggi, quasi trent’anni dopo, resta solo il compito di registrare impressioni, condivisioni o eventuali divergenze su un materiale tanto incandescente, quello, cioè, di cui è fatto il film, perchè è di quelli che nel tempo continuano a parlare e chiedere verifiche e risposte.

Emilio e il padre, l’Italia e gli anni di piombo, un uomo e una donna, la famiglia medio borghese e il suo destino.

Gianni Amelio ha fotografato tutto quello che, in quegli anni, si preparava ad essere il detonatore delle derive successive e degli esiti, sul piano esistenziale, di quelle due generazioni di cui noi siamo gli eredi o i protagonisti, come si suol dire, thirthy years later.

Profetico e pertanto lacerante quanto basta e serve, Colpire al cuore è un film teso e scarnificato, in cui il figlio si appresta a compiere l’eterno rito dell’uccisione del padre, il padre fallisce il suo ruolo in pieno e forse, proprio perchè protagonista di una sconfitta, è il più umano di tutti, la donna continuerà a fluttuare incerta, divisa fra ruoli antitetici e tutti in conflitto fra loro: moglie dell’intellettuale prof. universitario, a cui si adegua con un lavoro di traduttrice che produce, come unico effetto, di alienarla dalla famiglia; moglie di un terrorista, forse lo è lei stessa, ma la cosa è molto sottilmente lasciata nel dubbio da Amelio, certo madre di un piccolo che deve lavare e nutrire, e da questo non si scappa; nonna della buona borghesia, un po’ fané, di quelle per cui la vita è sempre un sogno gentile, e buon per loro.

Su queste maschere fisse di un teatro che non si può più definire nè comico, si ride poco o niente, nè tragico, non ne ha la solenne grandezza, si modella una storia, semplice per quegli anni : l’intellettuale che la rivoluzione crede sia quella che si legge sulle centinaia di libri che fanno tanto bel vedere sulle pareti di casa, la coppia romantica che la traduce in pratica e proiettili, ammazza giovani caramba, sì, quelli venuti dal sud a cercare lavoro a Milano, finisce ammazzata o in galera; il figlio, censore e giudice severo, al quale, forse, e certo è detto per paradosso, sarebbe bastata una carezza o una barzelletta meno cretina di tanto padre, e magari non avrebbe fatto scelte manichee e arbitrarie divisioni tra il bene e il male.

Il veleno che negli anni successivi ha corrotto famiglia, società e istituzioni, in quei giorni bolliva negli alambicchi degli alchimisti del destino (o del regime).

Di lì a poco (cosa sono quaranta anni?) ne avremmo visto tutte le conseguenze.

Colpiti al cuore!

Italia 1998, durata 108’

di Gianni Amelio

con Jean-Louis Trintignant, Fausto Rossi, Laura Morante, Sonia Gessner, Vanni Corbellini

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