Il mio migliore amico di Patrice Leconte

Storia di uomini che incrociano le loro strade per caso e l’incontro produce altre storie, quindi sentimenti, sinapsi della vita che si espande e che il regista racconta con la gioia del narratore di un tempo, quando narrare era conoscere l’uomo e dargli l’unica immortalità possibile,
Eleganza sobria e umorismo raffinato, illuministico interesse per le leggi che regolano l’agire umano, capacità di dare al racconto un andamento disteso, che cattura l’attenzione e concede il tempo per la riflessione, tutto questo convive in una stesura curata nei particolari, che fissa lo sguardo su una condizione umana fatta di costanti e di variabili, molteplicità di fenomeni e permanenza di categorie fondamentali, apparire ed essere in sovrapposizione continua.
Un conte philosophique che valorizza il mestiere dell’attore (Daniel Auteuil, versatile e comunicativo, le nevrosi dell’uomo qualunque tutte sul suo viso irregolare, e Danny Boon, ottimo interprete di un personaggio dall’animo semplice, infantile, e pone con leggerezza mai superficiale uno dei grandi temi d’indagine dell’uomo, l’amicizia, e lo fa mentre un altro tema di equivalente, se non maggior caratura, campeggia sulla scena, la morte.
François (Auteuil) è un antiquario importante, un bel vaso greco a figure rosse con Achille e Patroclo, appena acquistato per 200mila euro ad un’asta, sarà la posta di una scommessa sull’amicizia.
Seguendo il funerale di un suo cliente, infatti, ha contato perplesso gli amici del defunto: solo sette, compresa la vedova, e nessuno sembrava particolarmente affranto.
E allora, si chiede, che senso ha vivere se la nostra morte passa indifferente fra i vivi, se non c’è nessuna garanzia che scatti quella famosa celeste corrispondenza d’amorosi sensi ?
Quante semplici conoscenze scambiamo per amicizia? Possiamo definire amicizia quella trama di scambio fatta di favori e prestazioni che nella reciprocità finiscono per diventare vincolanti? Ci sono gradazioni nell’amicizia? Si può parlare di amicizie nobili e amicizie comuni come quel giorno lontano a casa di Laelius amico di Cicerone?

E infine, a quali parametri riferirsi per definire qualcuno “il mio migliore amico”?
Troppe domande, François è una persona pratica e anaffettiva, la sbrigativa scommessa con la socia in affari che, perfida, gli ha detto: “ Al tuo funerale non ci sarà nessuno“, è trovare un vero amico entro dieci giorni.
E’ chiaro che per lui avere amici investe solo un aspetto contabile del problema, gli amici sono “avere”, come accade con gli oggetti materiali, tra cui il denaro. Lo stesso vale per i suoi compagni di tavolata con cui è nata la discussione.
Nella sua miseria di affetti François è convinto che diventare simpatico e conquistare amici sia frutto di apprendistato.
Mi insegni a essere simpatico”, dice a Bruno (Danny Boon), il tassista che lo accompagna nella sua ricerca.
Non si può imparare.
Sì, ci saranno dei principi di base, un modo di fare: me lo insegni, sono pronto a pagarla!”
La posizione del tassista è di sano scetticismo: una volta morti, che ci siano molti o nessun amico al funerale non cambierà nulla.
Non esiste l’amicizia, mi creda”.
“Come fa a dire questo, lei fa subito amicizia con tutti quelli che incontra!”
“Se è con tutti, è con nessuno”.
Il tono a questo punto volge verso l’apologo: “L’amicizia vera non ha prezzo. Se i regali alimentano l’amicizia, in nessun caso possono comprarla. L’amore si vende, qualche volta, l’amicizia mai
La costante fra gli uomini, dunque, sembra essere la solitudine, in vario modo e con scelte drammaturgiche sempre in bilico tra reale e surreale, Leconte ci mostra questo degli uomini.
Éscamotages per sopravvivere a questa condizione se ne trovano, purchè si riesca ad ingannare sé stessi.
Quando  questo non è più possibile, e accade il più delle volte, non resta che mettersi in discussione e capire che non si compra tutto:
Lei crede di poter acquistare tutto?”
“Beh, è la legge del mercato.”
“Mercato, mercato… e il supplemento per l’anima?”
“Quanto? Cosa?”
“Il supplemento per l’anima…”
Una commedia intelligente, divertente, ironica, a tratti prevedibile, un po’ come le favole, e l’eco leggera che avvertiamo come retrogusto viene da lontano, è la volpe de Il piccolo principe:
Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro.Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.”

Il mio migliore amico

titolo originale: Mon meilleur ami

Francia 2006 durata 94’

regia di Patrice Leconte

con Daniel Auteuil, Dany Boon, Julie Gayet, Julie Durand, Henri Garcin, Jacques Mathou, Marie Pillet

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