Il silenzio sul mare di Takeshi Kitano

Kitano misura il suo film sul  colore e il suono del mare, dà qualità soggettiva al tempo oggettivo, in un rubato che, mentre  mantiene la connessione col tempo reale, ne attua impercettibili modificazioni e pone insieme dentro il tempo e fuori del tempo. 


Una massa liquida blu notte, vellutata, dà l’incipit, pochi secondi.

Segue lo sferragliare disturbante del camion (azzurro, anch’esso) che raccoglie i rifiuti. In primo piano il viso assorto, distante, di Shigeru. 


Appoggiata al muretto di cemento grigio, diaframma fra il mare e il resto del mondo, una vecchia tavola da surf spunta fra sacchi di spazzatura, una bici scassata, rifiuti.


“Sbrigati Shigeru” ringhia il collega. 


Shigeru, il sordomuto, sta guardando il mare. Quella tavola tornerà a prenderla, dopo un po’, non la prende subito.


Quando lavori devi impegnarti, sembri un pesce fuor d’acqua!” blatera ancora l’altro, partendo.


Venti metri e il camion azzurro si ferma, Shigeru scende di corsa e recupera la tavola.
 Inizia il restauro al polistirolo, parte la colonna sonora di Hisaishi, sembra azzurra anch’essa, carrellata veloce su facciate di una periferia di cemento e la ragazzina di Shigeru entra in scena, in un equilibrio chiastico di gialli e blu.


Blue Bunny (il nome della tavola), Shigeru e Takako dal sorriso di bambina vanno in spiaggia, allineati, ritmici, lungo quel muretto, e lo faranno tante volte, e il loro passaggio sullo sfondo sarà scandito dalle risate beffarde degli sbruffoncelli del quartiere.


Shigeru entra in acqua per la prima volta così com’è, braghe e maglietta, un sorriso appena accennato, non pensa che ad entrare e accarezzare il suo mare, c’è qualcosa nella figura ripresa di spalle, in controluce, che ricorda Charlot che trotterella allontanandosi lungo la strada. 


Un bel surfista superaccessoriato lo guarda perplesso andare in acqua in quelle condizioni.
La musica intanto continua, sembra fatta di gocce d’acqua, la piccola donna aspetta, mite, silenziosa sulla spiaggia, piega i pantaloni, lo guarda e sorride.

Shigeru prova, riprova, cade, ricade, annaspa, il mare lo avvolge, le onde lo sovrastano, rotolando piene di schiuma.
Dalla spiaggia lo guardano, ridono, commentano, e poi la tavola si spacca, il polistirolo del restauro non regge al mare.


Lo scarto nella storia è dato dalla nuova tavola, la meno cara, e dalla muta che il bottegaio generoso gli regala con l’iscrizione alla gara di surf.


Il percorso di formazione prende quota, Shigeru diventa un surfista esperto, partecipa e vince. La foto di gruppo è d’obbligo, mentre il violoncello segue le note del piano in un adagio che dilata tempo e spazio.
I sottotesti che Kitano inserisce danno movimento e distanza insieme, Shigeru sembra astratto dal mondo intorno, lui e la sua tavola sotto il braccio e l’oceano, fisso e mutevole insieme.
L’occhio del regista lo segue lento, scarnifica la storia mentre cresce, tesse la rete delle emozioni regolando sulla misura minima tutti i codici della rappresentazione, la camera fissa è prevalente, piani medi e lunghi segnano la distanza tra il protagonista e i luoghi della rappresentazione, il montaggio alla Bresson è dichiarato

Si respira l’aria del muto nelle atmosfere rarefatte e negli spazi bianchi che scandiscono il tempo della narrazione attraverso la sintassi paratattica delle scene, e Shigeru diventa l’uomo che si allontana dalla città e conquista il mare fino a confondersi in esso.


Ora è pronto per il completamento dell’esperienza iniziatica, come Sugata Sanshiro di Kurosawa anche Shigeru troverà il “suo” fiore di loto nel mare che lo assorbirà completamente.


La tavola che galleggia solitaria sotto il cielo plumbeo nella scena finale, mentre Takako guarda dalla riva coperta da un ombrello azzurro cielo, è ciò che il mare restituisce perché il rituale si compia.


La foto scattata il giorno della vittoria è l’ultimo tributo al mare ed è affidata alla tavola.


Nel post-finale le emozioni defluiscono, brevi flash  si susseguono come in un trailer  dello stesso film, Kitano guarda i suoi due eroi, un po’ si commuove e un po’ sorride, a denti stretti.

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Il silenzio sul mare

titolo originale : Ano natsu ichiban shizukana umi 

Giappone, 1991, durata 101’

di Takeshi Kitano con Kurodo Maki, Sabu Kawahara, Hiroko Oshima

Per la filmografia completa di Kitano:

Takeshi Kitano

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