Swimmer di Lynne Ramsey

Dicendoil mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero” Wim Wenders colse la fascinazione della fotografia di Sebastião Salgado che disegnava con la luce, bicromia perfetta della forma pura, materia che il fascio di luce crea rendendola immagine.

Grandi fotografi e registi di un passato più o meno lontano avevano già sperimentato la pienezza del bianco e nero, e se le tecniche nel tempo sono diventate sempre più sofisticate e la strumentazione ha raggiunto vertici di perfezione assoluta, il bianco e nero resta l’alfabeto base di una grammatica delle immagini che s’impone per la sua purezza originaria.

Non è un caso se il grande Ozu resistè ad oltranza all’arrivo del colore e non riusciremmo neppure ad immaginare il muto senza quella bicromia che lo rende più eloquente, elegante, misterioso e affabulatore di un film a colori

Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate” affermava Diane Arbus e su questo solco si pone Swimmer, cortometraggio che Lynne Ramsay (…E ora parliamo di Kevin, A beautiful day) gira nel 2012 per BBC Films, Films 4 e Olympic Games per essere proiettato durante le attività culturali dei Giochi di Londra.

Un giovane uomo nuota attraverso fiumi e laghi della Gran Bretagna, lo accompagnano musica inglese di vario genere e voci che arrivano attutite dalla riva. Qualche breve frammento da film britannici degli anni ’60 e ’70, Walkabout, Loneliness of the Long Distance Runner e Lord of the Flies completa il sound che arriva a ondate, ora il volume si alza, ora sfuma perdendosi nell’aria, il silenzio dell’acqua tagliata dalle bracciate vigorose del nuotatore prevale su qualunque suono, ha il sopravvento su tutto il mondo circostante.Infine, dopo un breve cammino nel bosco che si spinge con la vegetazione fino alla riva, il nuotatore torna in acqua e scompare riassorbito dal suo elemento vitale.

La fotografia di Natasha Braier fa del bianco e nero un’ autentica avventura dello sguardo e sembra ispirarsi al grande Boris Kaufmann che nel 1931 filmava con Jean Vigo il primo esperimento acquatico del genere, Taris ou la natation, un video didattico in cui Jean Taris, ventinove volte campione di nuoto nella Francia degli anni ’30 e medaglia d’argento nei 400m alle Olimpiadi di Los Angeles nel ’32 mostrava le sue tecniche natatorie.

Come nel capolavoro di Vigo, uno dei quattro, unici diamanti di una storia artistica troppo breve, anche Swimmer va molto oltre il suo valore documentario.

Componimento visivo che lavora su diversi livelli di percezione, una regia estremamente sensibile alle suggestioni sonore e visive dell’ambiente naturale li mette in relazione con il movimento plastico, vigoroso e leggero del corpo che si muove nell’acqua, mentre gocce d’acqua traslucide tessono corone intorno al corpo del nuotatore,

La modulazione spazio-temporale dilata o concentra l’evento in atto, il movimento rallenta o accelera, è una coreografia che si sviluppa in uno spazio reale continuamente mutevole fino a sembrare irreale. L’acqua e il corpo dell’uomo creano un’immagine-tempo che esprime in forma compiuta la natura fuggevole del tempo. L’immagine visibile diventa anche leggibile, fa partecipe lo spettatore di un’emozione che attraversa lo schermo e lo trascina in una esperienza sensoriale ai confini della realtà, lo spazio ideale di un sogno o piuttosto lo spazio dell’arte che sola può “… conferire all’ordinario un senso elevato, al consueto un aspetto misterioso, al conosciuto la dignità dell’ignoto, al finito un’apparenza infinita …” (Novalis)

Swimmer

GB 2012 durata 16’

corto di Lynne Ramsay

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