Majakovskij! di Arlo Bigazzi e Chiara Cappelli

Un progetto, questo di Arlo Bigazzi e Chiara Cappelli con un gruppo di amici, che di Majakovskij racconta giovinezza,  forza, fragilità, cadute e risalite,  un mondo di visioni e passioni che il tempo ci ha conservato intatto.

Mentre lui ci aspetta ancora.

È arrivato lontano, Vladimir Vladimirovic, molto lontano dal nostro tempo, e in qualche luogo, dietro qualche angolo gli toccherà aspettarci ancora a lungo.(Marina Cvetaeva)

Majakovskij! Il futuro viene dal vecchio ma ha il respiro di un ragazzo

Cantata per Vladimir Vladimirovič

E’ il titolo di un agile volumetto che sembrava lampeggiare quel giorno, sul banco della Libreria Universitaria di Alessandra Cervellini. E il doppio CD prometteva parole e musica, un libro sonoro, cosa di più?

Lo presentano così sulla pagina dedicata del sito:

“Majakovskij! – il futuro viene dal vecchio ma ha il respiro di un ragazzo nasce con la musica e il testo elaborato da Arlo Bigazzi e l’interpretazione e le nuove traduzioni dell’attrice Chiara Cappelli. Un monologo dove narrazione, poesia e musica si rincorrono senza soluzione di continuità rievocando gli anni della gioventù del poeta fino allo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre. Un Majakovskij non più icona ma un ragazzo disposto a sfidare se stesso e il mondo che lo circonda, innamorato della vita, dell’arte, dell’utopia. Un inno alla ribellione insita nella giovinezza e apparentemente meno politico ma più universale di quello passato alla storia.

I brani, che hanno avuto una lunga gestazione, hanno la produzione e gli arrangiamenti di Lorenzo Tommasini e Arlo Bigazzi e la collaborazione di Mirio Cosottini alla tromba e flicorno e del chitarrista Francesco Frank Cusumano. La musica e gli arrangiamenti si sono poi arricchiti della presenza di Mirko Guerrini (sax tenore e soprano) e Michele Marini (sax contralto), di Guido Guglielminetti (bassista e produttore di Francesco De Gregori, presente in “Per una signorina” al basso fretless) e di Blaine L. Reininger (co-fondatore della cult band Tuxedomoon, al violino in “Continuò a scrivere” e “Ne risponderete!”), oltre a Marco Furelli alla chitarra e Massimiliano Liverani al theremin. Il doppio album contiene la versione teatrale, con l’interpretazione di Chiara Cappelli, e le versioni strumentali di buona parte dei brani dello spettacolo, con interventi e arrangiamenti non sempre uguali alle versioni teatrali.

Durante la produzione dei brani, Majakovskij! si è poi evoluto in un progetto transmediale, dando origine a numerosi video presenti sul web, un libro pubblicato per Editrice Zona che, oltre al copione e cinque poesie non incluse nello spettacolo, ha i contributi di Francesco Forlani, Mirco Salvadori, Daniele Corsi, Giampiero Bigazzi, Luciano Del Sette e Fausto Malcovati, oltre a due graphic novel realizzati da Riccardo Cecchetti e Monica Zeoli, dai quali sono poi state pubblicate alcune stampe d’arte. Inoltre è in lavorazione un libro con la fotografa Lucia Baldini e un CD in collaborazione con il musicista Flavio Ferri (Delta V) ed editi dalla Silentes.”

E dunque lo leggi e lo rileggi, lo ascolti, e non finisci più di fare scoperte, il grande ragazzone di Bagdati ti rincorre, ti afferra, ti mastica.

E quei ragazzi, chiamiamoli tutti così gli autori, aggiungono voci e poesia, perché come parlare di un poeta se non con la poesia? E la musica.

Materiali Sonori, è l’etichetta, c’è un sito https://arlobigazzi.wixsite.com/majakovskij che dice tutto quel che c’è da sapere, la storia, il percorso editoriale, l’uscita in piena pandemia.Un bel modo di esorcizzare la guerra.

Leggerlo è riascoltare quella voce sonora, giovane, rivoluzionaria, contro.

“La scommessa era ricercare un aspetto meno legato alla visione del poeta “icona della rivoluzione”come ci è stata trasmessa dalla sua morte in poi – scrive Chiara Cappelli, redattrice, traduttrice e voce del progetto, nel suo inserto  Una negoziazione tra mondi possibili (cinque poesie più una)La scommessa era ritrovare nei suoi scritti una figura sì, fiera e dirompente, ma anche intima e fragile, come può essere proprio un ragazzo a vent’anni”.

Con l’amore ? Anche

Bisognava parlare di lui come lui aveva sempre voluto che fosse, un “processo di espansione narrativa”, dove il lettore non fosse più “spettatore passivo e filisteo come quello agli inizi del XX secolo” scrive Daniele Corsi in apertura “un’utopia dura e pura che Chiara e Arlo, grazie alla tecnica odierna, mettono ogni giorno in scena e proiettano al giovane Majak”.

Sono in dieci, ognuno ne parla a suo modo, le suggestioni e gli sguardi sul mondo di Vladimir Vladimirovič si moltiplicano, Riccardo Cecchetti e Monica Zeoli disegnano graphic novelcome film muti”.

E come un film di quegli anni scorre il suo straordinario funerale, quelle lunghe scarpe n.46 che non stanno nella bara, il feretro “che naviga sulla marea di gente”, i berretti calati sugli occhi di chi non riesce a crederci e la luce lo irrita, i tromboni che emettono silenzio, i balconi gremiti e alla fine lui, la sigaretta sempre a metà, la camicia che nel bianco e nero non ci si dimentica che era gialla, e quegli occhi. E il cinema, come non parlarne?

Per voi il cinema è spettacolo.

Per me è quasi una concezione del mondo.

Il cinema è portatore di movimento.

Il cinema svecchia la letteratura.

Il cinema demolisce l’estetica.

Il cinema è audacia.

Il cinema è un atleta.

Il cinema è diffusione di idee

[Cinema e cinema]

Majakovskij era molto avanti anche in questo, lo “scandalo” del cinema (e della fotografia), l’alleanza tra linguaggio e tecnologia per “… liberare il cinematografo come mezzo di espressione e farne lo strumento ideale di una nuova arte immensamente più vasta e più agile di tutte quelle esistenti. Siamo convinti che solo per mezzo di esso si potrà raggiungere quella poliespressività verso la quale tendono tutte le più moderne ricerche artistiche (…).Nel film futurista entreranno come mezzi di espressione gli elementi più svariati: dal brano di vita reale alla chiazza di colore, dalla linea alle parole in libertà, dalla musica cromatica e plastica alla musica di oggetti. Esso sarà insomma pittura, architettura, scultura, parole in libertà, musica”.

Dal film Baryshnya i khuligan (La signorina e il teppista) del 1918, interpretato dallo stesso Majakovskij, con la regia di Yevgeni Slavinsky, un frammento

Ma era un’utopia, non poteva durare, e alla metà degli anni ’20, Iosif Vissarionovič Džugašvili detto Stalin fu molto chiaro.

Il “realismo socialista” impose il nuovo-vecchio, artisti e rivoluzionari persero la battaglia, il cine-occhio di  Dziga Vertov fu  spento, “la barca dell’amore, quella che volevaconsegnare tutta la letteratura a tutto il popolo” di Vladimir Vladimirovič  – si è spezzata contro il quotidiano”.

La grandezza del pensiero cinematografico di Majakovskij non potè diventare film, o lo fece in maniera frammentaria, difficoltosa, ma, attenzione … Ascoltate!

Ma se accendono le stelle

Significa che qualcuno ne ha bisogno?

Significa è necessario

Che ogni sera

Sopra i tetti

Brilli almeno una stella?!

Per cui non parleremo della sua morte”, dice con tranquilla determinazione Arlo Bigazzi.

Non mi fermerete.

Che io sbagli

o abbia ragione

non potrei essere più calmo.

Guardate –

Hanno nuovamente decapitato le stelle

E insanguinato il cielo come un mattatoio!

Ehi voi!

Cielo!

Togliete il cappello!

Me ne vado!

 No, aspettate…

ma, dice ancora Arlo, quando si parla della vita di un poeta, possiamo farlo in qualsiasi modo … si può navigare liberi nella cronologia

e allora lo facciamo anche noi, non pensiamo al grande ragazzo che se ne va ma a quello che aspettava la luna:

Verrà la luna
è già apparsa
un po’!
Ma eccola sospesa
piena nell’aria.
Deve essere Dio
che con un meraviglioso
cucchiaio d’argento
Rimesta la zuppa di pesce stellare.

E per finire, un ricordo, quasi dieci fa

Settembre 2012, a Venezia la mostra su Rodčenko nel Magazzino del sale alle Zattere, Fotografie dallo VCHUTEMAS”.

Sulla lunetta all’ingresso una foto di Majakovskij guardava il canale.Foto famosa, occhi che trafiggono, mascella forte, bocca chiusa che sta per esplodere.

 

Una delle grandi navi passava di là, ludibrio a cui solo la pandemia ha posto fine (ma tranquilli, si ricomincerà).

Vladimir Vladimirovič c’ era, lasciamogli dire quel che aveva da dire:

Il vostro pensiero,
sognante sul cervello rammollito,
come un lacchè rimpinguato su un unto sofà
stuzzicherò contro l’insanguinato brandello del cuore:
mordace e impudente, schernirò a sazietà.

Non c’è nel mio animo un solo capello canuto,
e nemmeno senile tenerezza!
Intronando l’universo con la possanza della mia voce,
cammino – bello,
ventiduenne.

Teneri!
Voi coricate l’amore sui violini.
Il rozzo sui timpani corica l’amore.
Ma come me non potete slogarvi,
per essere labbra soltanto da capo a piedi!

Venite a istruirvi
dal salotto, vestita di batista,
decente funzionaria dell’angelica lega,
voi che sfogliate le labbra tranquillamente
come una cuoca le pagine del libro di cucina.

Se volete,
sarò rabbioso a furia di carne,
e, come il cielo mutando i toni,
se volete,
sarò tenero in modo inappuntabile,
non uomo, ma nuvola in calzoni!

(frammento da Nuvola in calzoni, 1914-15)

 

 

_____________________

Le immagini presenti nell’articolo appartengono ai rispettivi proprietari e sono utilizzate al solo scopo di corredare il testo.

Potrebbero interessarti anche...